Assolutamente da non perdere il bel romanzo di Santo Lombino dal titolo Né luna né Santi edito da Navarra che da un fatto di sangue, uno dei tantissimi, nella Sicilia dei primi del Novecento scava e racconta un mondo ed un popolo non tanto distante né arcaico tra guerra, epidemia, immigrazione sempre in movimento verso quel cammino della speranza che non è mai finito
di Mimmo Cacciola
Ne luna ne santi di Santo Lombino (Editore Navarra, Collana Narrativa, Pagine 144 € 12,00) è un caso letterario. Di quelli che ne capita uno su mille, ma che può farcela. Non manca nulla: la Sicilia, la mafia, l’epidemia di spagnola, la grande guerra, l’emigrazione oceanica, la miseria e la voglia di riscatto, in ultima analisi la cronistoria di quel cammino della speranza mai del tutto interrotto di un popolo fiero, unico, a volta anacronistico, sempre pronto a galleggiare nel mare della storia, come l’isola al quale appartiene.
“Innocenzo Misseri, – spiegano le note editoriali – meglio noto come padre Nuccenzio, arciprete di Torrebruna, provincia di Palermo, viene ucciso davanti a casa sua, una sera primaverile del 1920. Tra lo sgomento dei parrocchiani emerge che il religioso, nelle sue ultime ore di vita, avrebbe riconosciuto come esecutore il giovane bracciante Stefano Piscopo. Ma la comunità stenta a credere che possa trattarsi del vero assassino. A interessarsi al caso anche il ferroviere Francesco Marretta, impiegato nella stazione locale, che conosce molto bene sia Stefano che il territorio in cui sono cresciuti. Torrebruna non è nuova ai misfatti né alle perdite, lo scopriamo man mano che Francesco sgrana le pagine del suo diario, che si aprono come scene in teatro: la sala del barbiere, l’interno giorno tra sarta e apprendista, i nudi scalini sotto casa sono tutte occasioni di passaparola che alimentano le ipotesi sul “chi” e sul “perché” che gravano sulla morte dell’arciprete. A chi potrebbe avere “dato fastidio”? L’ago non può che oscillare tra la vendetta personale e la “nuova mafia”. Francesco delinea così la fisionomia di una società dominata dal latifondo, falcidiata dall’emigrazione oceanica, dall’epidemia di spagnola e dalla Grande guerra, in un momento storico in cui – per dirla con Tommaso Bordonaro – “la genti moriva accatastrofi”. Compresi i preti. Prefazione di Nicola Grato. Postfazione di Bernardo Puleio.”
“La Sicilia un secolo fa esatto. La memoria, un promemoria per l’oggi.” Dice giustamente Piergiorgio Paterlini, su Robinson per la Repubblica e coglie il segno di quel ponte sospeso tra passato e presente per capire o almeno cercare di farlo, il futuro della Sicilia e dei siciliani.
Santo Lombino è nato a Bolognetta (Palermo) nel 1951, già insegnante di storia e filosofia nei licei statali, si occupa di memorie autobiografiche, didattica della storia ed emigrazione. Ha curato la pubblicazione de La spartenza di T. Bordonaro (Einaudi, 1991, Navarra 2013), collaborato a quotidiani, periodici, radio, organizzato mostre, scritto per il teatro, curato l’edizione di diversi testi di scritture popolari, tra cui Vivere per non morire di C. Prudenza (1991), Memorie parallele. Soldati siciliani in Estremo oriente di A. Di Sclafani e G. Orobello (1998). Ha curato i volumi collettanei Congregar gente. Santa Maria di Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna (2002), atti del convegno tenutosi a Bolognetta nell’anno 2000, Lasciare una traccia. Scritti su La spartenzae un’intervista a Tommaso Bordonaro (2009). Ha scritto Cercare un altro mondo (2002), Una lunga passione civile (con Giosi Nalli, 2004), Cinque generazioni. Il cammino di una comunità (2007), Il grano, l’ulivo e l’ogliastro (2015). Dirige la collana “Fili di memoria” per l’editore Adarte di Palermo e fa parte della direzione di “NUOVA BUSAMBRA” quaderni di storia natura e cultura.
Santo Lombino
Né luna né santi
Navarra Editore, 2021