Di Diana Ridini
Amélie Nothomb di nuovo in libreria con «Primo sangue», edito da Voland. «L’ho scritto perché mio padre è morto, ho pensato molto a lui e alla prima volta che ha avuto a che fare con la morte, quando si è trovato davanti al plotone d’esecuzione, condizione poco frequente. Aveva 28 anni. Finora non avevo del tutto realizzato che devo la mia vita a questa scena», ha spiegato la scrittrice in un’intervista a «Il Corriere della Sera». L’argomento del libro, che è già in testa alle classifiche d’Oltralpe, è la guerra. Ed è forse proprio per questo che è un romanzo attuale.
“Infanzia, giovinezza, matrimonio e primo incarico diplomatico di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Fra una madre troppo presto vedova, dei nonni a dir poco bizzarri e una banda di zii quasi coetanei, il piccolo Patrick si impegna a diventare uomo… Pagine sorprendenti di una storia familiare che ogni lettore divorerà con commozione e divertimento”. Si legge nella quarta di copertina del libro di Amélie Nothomb, che era a Parigi quando il padre è morto, lui a Bruxelles. A causa del lockdown la scrittrice non ha potuto nemmeno salutarlo al funerale. Un dolore che lei si porta dentro. Il romanzo appena uscito è quindi una sorta di commiato, un modo per salutarlo. È il viaggio del padre bambino, adolescente e poi adulto. «Noi ci siamo sempre amati molto, ma ho dovuto aspettare di avere vent’anni per cominciare a comprenderlo. La sua serietà gentile, il suo mistero sorridente, e la sua assoluta affidabilità mi hanno certamente influenzata. Penso che questo libro gli avrebbe fatto un enorme piacere. Mio padre avrebbe adorato che parlassi di lui», ha detto in un’intervista al «Corriere della Sera» la Nothomb. Il padre è stato un eroe che ha salvato 1450 ostaggi in Congo; figure che vale la pena conoscere. «Sono orripilata da questa invasione dell’Ucraina», ha spiegato la scrittrice.
Anche in un’intervista a «La Repubblica», parlando del suo ultimo libro, l’autrice non ha potuto fare a meno di rivolgere un pensiero all’Ucraina: «Devo riconoscere che l’eroismo, che peraltro è un tema centrale del mio romanzo, è per molti un concetto démodé, nonostante io ritenga personalmente che dobbiamo toglierci il cappello davanti al presidente Zelensky, ai suoi soldati e al loro coraggio. Oggi ci si dà un tono mescolando tutto e tutti, sostenendo che nessuno è colpevole e nessuno è innocente, nessuno è grande e nessuno è infimo, in una sorta di nuovo nichilismo».
Amélie Nothomb
Primo sangue
Voland, 2022