Di Diana Ridini
“Zelenskij. La storia dell’uomo che ha cambiato (per sempre) il modo di fare la guerra”, edito da Castelvecchi, di Emanuel Pietrobon, con la prefazione di Salvatore Santangelo, è incentrato sul politico del momento, ma di cui si parlerà ancora a lungo. Volodymyr Zelensky verrà ricordato come colui che ha compiuto la costruzione dell’identità nazionale ucraina, come il primo “leader online in tempo di guerra”, che si è rifugiato nei social network anziché nei bunker, e come il presidente che ha trasformato la comunicazione in un’arma letale quanto i carri armati nemici. Con le sue dirette, è diventato la “variabile impazzita” capace di ribaltare un risultato dato per certo.
Zelensky con il suo coraggio, una determinazione fuori dal comune, ha applicato “alla guerra competenze acquisite negli anni del cabaret e si è circondato di strateghi militari, di social media manager e di spin doctors, facendo di una propaganda innovativa, modellata sui canoni pubblicitari, lo strumento in grado di smuovere l’intero Occidente. Una cosa è certa: se nelle relazioni internazionali ci saranno un prima e un dopo Ucraina, nelle guerre ibride ci saranno un prima e un dopo Zelenskij”, come si legge nel risvolto di copertina. È stato lui a dare una scossa importante all’Ue, riluttante a partecipare al conflitto voluto da Vladimir Putin.
È un libro quello di Emanuel Pietrobon che si pone come obiettivo quello di raccontare con rigore la guerra in corso in Ucraina, così diversa dai conflitti che abbiamo visto in questi ultimi anni. Lo scontro tra Mosca e Kiev ha presentato a tutti noi, come dicevamo, un nuovo modo di fare comunicazione. L’autore ne ha ripercorso le fasi salienti, rimarcando il ruolo di Zelensky, che ha cercato sin da subito di sollevare il morale della nazione che dal 24 febbraio scorso si è vista strappare via la propria quotidianità e affetti; attirare l’interesse dell’Occidente perché non si rendesse “complice” con il suo silenzio dello zar. Il volume focalizza l’attenzione anche sulla vita privata di Zelensky, che da attore comico è diventato il presidente di una Ucraina ora alle prese con una guerra infame contro la Russia. Facendo leva proprio sul suo trascorso, Zelensky si è avvalso di nuove armi: non solo missili e carri armati. Il leader di Kiev ha messo in campo nuovi attori: video conferenze, dirette su Instagram, filmati su TikTok. Un’operazione che ha fatto presa sull’Occidente, che si è sentito già nelle fasi iniziali coinvolto, vedendo nell’invasione di Putin lo scontro tra autocrazia e democrazia. La guerra sul campo non sappiamo come finirà, troppo presto per dirlo, non ci sono spiragli per delle trattative. Ma la battaglia dell’informazione indubbiamente l’ha vinta Zelensky, la sua Ucraina.
Classe 1992, Emanuel Pietrobon è laureato in Scienze internazionali, dello sviluppo e della cooperazione all’università degli studi di Torino con una tesi sperimentale intitolata “L’arte della guerra segreta”, focalizzata sulla creazione di, e sulla difesa dal, caos controllato. Presso la stessa università si sta specializzando in Studi di area e globali per la cooperazione allo sviluppo – Focus mondo ex sovietico. Scrive per e collabora con diverse testate, tra cui Inside Over, Opinio Juris – Law & Political Review, Vision and Global Trends, ASRIE, Geopolitical News. Le sue analisi sono state tradotte e pubblicate all’estero, ad esempio in Bulgaria, Germania, Romania, Russia.
Emanuel Pietrobon
Zelenskij. La storia dell’uomo che ha cambiato (per sempre) il modo di fare la guerra
Castelvecchi, 2022