Di Diana Ridini
Quello di Vittorio Emanuele Parsi, politologo, editorialista e docente, è un volume che alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina, appare quasi profetico. Si intitola “Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale”. Nelle pagine di questo interessante saggio giunto alla seconda edizione, dopo la prima datata 2018, si affronta lo spettro di nuovi conflitti sociali e militari, ma viene chiarita anche l’origine dei nazional-populismi.
È un libro che, come spiega Filippo Rossi in un suo editoriale uscito sull’«HuffPost», «riesce al tempo stesso sia a istillare il dubbio della sacrosanta complessità, sia a spronare verso una scelta di campo». Parsi è quel professore universitario, cattedra di Relazioni internazionali alla Cattolica, che non si è prestato a teatrini e dibattiti a favore dell’Auditel, quello che ha sbattuto la porta in faccia alla Berlinguer e al suo ospite fisso Alessandro Orsini. Proprio perché banalizzare, scadere nell’ovvio, non è il mestiere di Parsi, che si muove nel volume con rigore scientifico. Tant’è che l’autore nel suo scritto non risparmia critiche al campo occidentale. Anzi, ne rimarca al lettore difetti ed errori fino a spolpare l’ordine liberale. Tutte critiche però costruttive, volte a migliorare una società complessa come la nostra, il futuro delle prossime generazioni. È una seria analisi della storia moderna e contemporanea finalizzata appunto alla costruzione di un mondo in cui valori fondamentali ed economia tornano ad essere protagonisti.
Parsi non è un cinico, semmai un «realista visionario», come lo chiama sempre Rossi. Ed è questo il punto di forza del suo lavoro: «La politica per la sua componente di lotta per il potere, cioè di competizione per il controllo del processo decisionale, si colloca sempre nel presente. Ma è nella sua dimensione ‘immaginativa’ di vision che la politica può scegliere di essere anticipante rispetto al futuro (così cercando di orientarlo) oppure limitarsi a prevederlo come una mera proiezione lineare del passato (e quindi rassegnarsi a essere inerme). Ogni volta che ci facciamo dettare il presente da un futuro presentato come incombente, in realtà ci stiamo incatenando al passato e, soprattutto, ai rapporti di forza e potere che dal passato provengono», scrive il professore.
L’autore mostra chiaramente la direzione sbagliata imboccata dalle democrazie liberali dal secondo Dopoguerra ad oggi. «Le pressioni interne che risultano dalle disuguaglianze sempre più gravi generate dall’iperglobalizzazione e l’accelerazione degli avanzamenti tecnologici spingono gli Stati a erigere barriere per proteggersi gli uni dagli altri e ad assumere atteggiamenti aggressivi in politica estera. Una tendenza che possiamo osservare in tutta la comunità internazionale e soprattutto nel comportamento delle maggiori potenze», si legge nell’Introduzione.
L’Ordine Liberale Internazionale è un progetto che intendeva armonizzare la sovranità statale e l’economia di mercato, attraverso la promozione della democrazia liberale all’interno e il sostegno alla cooperazione economica e commerciale sul piano internazionale. A partire dagli anni ’80 del secolo scorso, l’OLI è stato dirottato e il potere del mercato ha offuscato la forza della democrazia. L’obiettivo di proteggere le società nazionali dagli shock costituiti dalle guerre e dalle crisi finanziarie si è ribaltato nella difesa fanatica del mercato globale dalle pressioni sociali. Lo squilibrio causato dalla pandemia, il riscaldamento globale, la dilagante disuguaglianza, l’ascesa delle potenze autoritarie, il dramma delle migrazioni e la perdurante minaccia terroristica, sono sfide che possiamo vincere solo a condizione di trovare un diverso equilibrio tra cooperazione e competizione, per rendere solide, inclusive, eque e attraenti le nostre democrazie di mercato.
Vittorio Emanuele Parsi
Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale
Il Mulino, 2022