Ilaria Tuti, con questo suo ultimo romanzo edito da Longanesi dal titolo Come vento cucito alla terra, testimonia una pagina fondamentale del lungo e non ancora concluso cammino di civiltà dell’emancipazione femminile nelle professioni e nella società maschilista che, ieri come oggi, ancora la fa da padrone. Il romanzo racconta le vicende delle prime donne chirurgo impegnate ed osteggiate sui fronti e si campi di battaglia della grande guerra
di Mimmo Cacciola
Ilaria Tuti è una testimone volontaria, attenta, sensibile e precisa della storia. Lo è con questo suo ultimo lavoro dal titolo Come vento cucito alla terra (Editore Longanesi, Collana La Gaja scienza, Pagine 384, € 19,00) che narra delle prime donne chirurgo impegnate sui fronti e sui campi di battaglia della grande guerra, delle loro sfide, delle loro sconfitte, delle loro sacrosante battaglie personali e professionali.
“Dopo il grande successo di Fiore di roccia, – si legge nel risvolto di copertina – una nuova, potente storia di riscatto e di speranza. Londra, settembre 1914 «Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite. Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine. L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere. A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.» Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro”.
Un racconto importante che ci deve far riflettere. In una società ancora dominata dalla cultura maschilista, dove molta strada è stata fatta ed altrettanta bisogna ancora percorrere, i diritti sacrosanti delle donne non possono essere ancora un problema da trascinare. Un libro che oltre ad aiutarci a capire si legge tutto di un fiato come si guarda un bel film. Noi vi regaliamo un pezzetto di questa epica avventura fatta di lotta, coraggio, determinazione e soprattutto bravura professionale:
“La vampata sulfurea del fiammifero sembrò presagire l’apparizione del demonio. Se fosse comparso, non sarebbe stato la prima creatura degli inferi a passare di lì, quella notte. Nella mansarda l’aria era ferma e puzzava della violenza consumata, di un’umanità bestiale. Dalla finestra spalancata non entrava un alito di vento a spazzarne le tracce. Sembrava che i passi del male avessero lasciato altre impronte, là fuori. Un pianto sommesso, giù in strada, una nenia funebre, poco lontano. Cate accese il fornelletto ad alcol, attese che l’acqua bollisse nel contenitore e sterilizzò l’ago. Di diavoli ne aveva incontrati diversi, fino a comprendere che alcuni esseri erano tormentati da una fame che non aveva nulla a che vedere con il nutrimento. Li osservava esercitarsi con più determinazione di altri nell’arte di sopravvivere, apprendere l’imponderabile, mandare a memoria ogni errore. Con i frammenti d’ossa dei propri simili costruivano corazze, e con la potenza delle mandibole risalivano la china. La vedova Harris apparteneva a quel tipo di esseri.”
Ilaria Tuti, classe 1976, è nata a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato Economia. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Nel 2014 ha vinto il Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Il thriller Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo libro d’esordio. Tra i suoi libri ricordiamo: Ninfa dormiente (Longanesi, 2019) e Fiore di roccia (Longanesi, 2020). Del 2021 il romanzo La luce della notte, il ritorno dell’amatissima Teresa Battaglia in un romanzo di rinascita e speranza. Nello stesso anno esce Figlia della cenere (Longanesi).