Franco Nero torna al cinema con il suo secondo film da regista “L’uomo che disegnò Dio”. Il film con l’attore Kevin Spacey racconta la storia di un artista cieco che disegna ritratti fedelissimi. L’uomo farà l’incontro di una rifugiata politica arrivata da un paese africano con la figlia, decidendo di accoglierle in casa. Per aiutarle accetta anche di partecipare ad un reality-circo, in cui verrà però accusato ingiustamente di pedofilia.
In una lunga e interessante intervista a Repubblica l’attore e regista racconta tantissimi aneddoti interessanti e anche cosa l’ha portato a fare questo nuovo film.
Nero spiega come gli interessava il tema della cecità, il razzismo, la tv spazzatura che usa le disgrazie per fare audience, la solitudine della vecchiaia. E soprattutto quanto sia importante oggi parlare di accoglienza, con quel che succede nel mondo, in Africa, Ucraina. Anche lui infatti, in qualche modo, sicuramente molto diverso, si è sentito un immigrato. È successo nell’ambiente del cinema italiano, in cui si sente un po’ un pesce fuor d’acqua.
Alla domanda del perché la scelta di scritturare Kevin Spacey come poliziotto che indaga sulla vicenda ha risposto:” “Il produttore Louis Nero mi disse che Kevin Spacey, che conoscevo già bene da Londra quando dirigeva il teatro Old Vic, aveva piacere di tornare sul set: non lavorava da quattro anni. Ma non c’erano rimaste tante parti, l’unica era quella del poliziotto. Kevin ha accettato subito perché ha letto la sceneggiatura e creduto nel progetto”. E ribattendo al giornalista sulle critiche di tale scelta ha aggiunto: “ho sempre detto che nessuno è santo, di certo Kevin ha sbagliato, ma bisogna dare una seconda possibilità a una persona. E ora mi pare che si stia prendendo le sue rivincite: è stato prosciolto dalla vera accusa, quella che gli ha impedito di lavorare per anni. Sul set è stato di una umiltà unica anche se è forse il più grande attore di questi tempi”.
Tra i tanti aneddoti ineressanti nell’intervista, anche l’incontro con Papa Francesco: “Incontro l’ambasciatore slovacco, mio fan, mi chiede se voglio conoscere il Papa. Giorni dopo mi chiama, sono su un set piovoso in Cornovaglia, mi dà appuntamento. Mio figlio Carlo mi chiama da Londra: vuole venire. Così mi presento con Carlo, sua moglie e Vanessa. Nel lungo incontro porto il mio vino al pontefice, che scherza: “Vuole fare ubriacare il Papa?”. Era interessato al mio lavoro con giovani dei paesi poveri nel villaggio a Tivoli, che faccio da 56 anni”.
Ma anche la partita a calcio con Maradona una serata a Punta dell’Est, Uruguay e l’incontro in studio con Frank Sinatra.
Ma l’incontro più emozionante dice esser stato quello con l’attore William Holden: “Abbiamo girato 21 ore a Monaco, sulle Olimpiadi. Una sera a una festa mi sento toccare la spalla: “Paul Newman mi presenta Woodward e mi chiede l’autografo per la figlia”.
In fine alla domanda su quale fosse il suo più grande sogno, Franco Nero ha risposto che vorrebbe un mondo senza armi, perché senza armi non si fanno le guerre, e non si uccide nessuno.