Fervore, il romanzo d’esordio di Toby Lloyd pubblicato da Neri Pozza con la traduzione di Silvia Albesano, sfida le categorizzazioni convenzionali, emergendo come una potente narrazione che intreccia i temi della saga familiare e delle storie di fantasmi. Nel suo cuore, il libro esplora la linea sottile che separa il mondo visibile da quello invisibile, e come i legami di sangue e le eredità spirituali possano diventare veri e propri spettri che perseguitano i vivi.
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Al centro della trama c’è la famiglia Rosenthal, la cui vita è pervasa dalla figura inquietante di Yosef, un fantasma del passato il cui peso grava sui discendenti. Eric, il figlio, un avvocato dal carattere mite e profondamente religioso, cresce con il timore inculcato dai racconti paterni. Sua moglie Hannah, giornalista di estrema destra, alimenta le tensioni familiari con il suo libro controverso sulle memorie di Yosef, che ha vissuto l’orrore di Treblinka.
I tre figli di Eric e Hannah – Gideon, Elsie e Tovyah – ciascuno a suo modo, tentano di emanciparsi da un ambiente familiare oppressivo, dominato da una rigorosa ortodossia religiosa e da ambizioni mondane che sembrano sacrificare ogni cosa, persino i legami affettivi. Elsie, la quattordicenne “figlia perfetta”, emerge come il personaggio più complesso e tormentato. Dopo la morte del nonno, inizia a manifestare comportamenti estremi e fantasie violente, fino a scomparire misteriosamente per poi riapparire profondamente cambiata.
La narrazione si intensifica con il racconto della progressiva discesa di Elsie in un mondo di misticismo e comportamenti disturbanti, alimentando le paure di Hannah che crede nella possessione della figlia da parte di spiriti maligni. Questo viaggio nella psiche di Elsie solleva interrogativi sul confine tra fede e follia, tra realtà e allucinazione, esplorando se i “demoni” che la tormentano siano reali o frutto di un dolore adolescenziale amplificato dal lutto e dall’ambiente oppressivo.
Tovyah, il fratello minore, si trasferisce a Oxford per sfuggire alle costrizioni familiari, cercando rifugio nello studio della letteratura. Il suo personaggio, ateo e ribelle, rappresenta una critica vivente alla fede cieca della sua famiglia. Tuttavia, è attraverso gli occhi di Kate, una vicina di stanza affascinata dalla cultura ebraica appena scoperta, che gran parte della storia viene raccontata. La prospettiva di Kate aggiunge uno strato di curiosità e mistero, poiché tenta di comprendere le complesse dinamiche della famiglia Rosenthal e, soprattutto, il cambiamento di Elsie.
Il romanzo si conclude senza risposte definitive, lasciando al lettore la libertà di interpretare se Elsie sia davvero posseduta o se stia semplicemente cercando un modo per gestire il suo dolore. Questa ambiguità si riflette nel concetto di Ein sof, il nome di Dio che Elsie predilige, che significa “inconoscibile”. La scelta di Toby Lloyd di non risolvere tutti i misteri del romanzo rafforza il tema dell’inconoscibilità del divino e della complessità delle emozioni umane.
Fervore è una lettura che sfida e affascina, richiedendo ai lettori di confrontarsi con i propri pregiudizi e paure. Lloyd esplora temi profondi come la memoria storica, il trauma intergenerazionale e la tensione tra fede e scetticismo, creando una narrazione che, pur essendo disordinata e talvolta frammentaria, risuona con una verità emotiva universale.