Daniele Del Giudice, autore di “Lo stadio di Wimbledon” e “Atlante occidentale”, ci lascia all’età di 72 anni. Ritiratosi da tempo a vita privata per una grave malattia, oggi il mondo della letteratura perde una delle sue figure più rilevanti. La Fondazione Il Campiello aveva da poco annunciato l’assegnazione a Del Giudice del Premio speciale alla Carriera per il 2021, “mossa dalla convinzione che egli sia uno dei più importanti scrittori contemporanei”.
Del Giudice, nato a Roma nel 1949, ha debuttato nel 1983 con il romanzo Lo stadio di Wimbledon, scoperto da Italo Calvino e pubblicato (come tutti i suoi libri) da Einaudi.
Era un autore schivo e raffinato, aveva sempre mantenuto una posizione insolita, anomala, non incasellabile in correnti letterarie e affine solo a sé stessa, allo sguardo sul mondo del suo autore. Vincitore di numerosi premi fra i quali il Premio Viareggio Opera Prima nel 1983, il Premio Letterario Giovanni Comisso nel 1985, il Premio Bergamo nel 1986, il Bagutta nel 1995 e, per due volte, nel 1994 e 1997, è stato selezionato appunto per il Campiello. Nel 2002, aveva ricevuto il Premio Feltrinelli dall’Accademia dei Lincei per l’opera narrativa. Tradotto all’estero, tra le sue opere più iconiche troviamo capolavori come Atlante occidentale (1985), Staccando l’ombra da terra (1994), Mania (1997) e Orizzonte mobile (2009).
Paolo Di Stefano nel suo ricordo sul Corriere della Sera scrive: “(…) A Claudio Magris, che lo intervistò per il Corriere, disse: ‘Nella percezione le cose non sono affiancate ma simultanee e così dovrebbe essere nella narrazione’. La percezione della realtà cominciavano lentamente per lui a sfumare: lo scrittore che ha fatto del ragionamento e della lucidità calviniana l’ossessione del suo narrare e del suo leggere (Del Giudice è stato anche ottimo saggista) doveva arrendersi all’Alzheimer”.