Di Domenico Cacciola
Esce, edito da Marsilio, il terzo capitolo delle indagini firmate da Walter Veltroni
Un commissario con la fobia per i rettili, un cadavere nudo e decapitato ritrovato dentro la teca di un anaconda verde, che per l’appunto ne ha appena divorato la testa, sono solo alcuni indizi del nuovo giallo che compone la trilogia del Commissario Buonvino personaggio nato dalla penna e dalla fantasia di Walter Veltroni.
C’è un cadavere al Bioparco (pag. 224, euro 14, Edizioni Marsilio) è appena venuto alla luce e subito fa già parlare di sé, come del resto i suo due predecessori: Assassinio a Villa Borghese e Buonvino e il caso del bambino scomparso. E lo fa per stile e carattere: “I gialli hanno sempre una soluzione, piaccia o no – scrive Andrea Purgatori in una sua godibile presentazione – E quella che Veltroni costruisce pezzo dopo pezzo arriva sciogliendo l’intrigo quasi all’ultima pagina. Grazie alla pazienza di investigatore di Buonvino e alle intuizioni della sporca dozzina dei suoi agenti (in realtà sono sette) – chi miope, chi troppo basso, chi narcolettico- con cui gestisce il commissariato”.
Fa piacere, poi, sapere che tutti i sopracitati ne hanno fatto di strada dai primi due gialli della serie, affrancandosi una volta per tutte, dalle battute dei colleghi che li sfottevano ironizzando sulle loro improbabili indagini concentrate in un parco per bambini tra babysitter adolescenti in amore, cinema e musei, improvvisamente trasformati e rivelatisi quali luoghi deputati, dunque perfetti per delitti efferati e foschi misteri, poi risolti.
Pure, Buonvino, ne ha fatta di strada, in quel suo privato non troppo privato, se uscendo finalmente allo scoperto da un ipotetico conflitto di interessi, annuncia ai suoi uomini innamoramento e conseguente matrimonio con la bella agente Veronica Viganò: niente di nuovo sotto al sole, direbbe subito qualcuno, la sua dozzina (sempre i soliti sette) lo avevano del resto già capito per tempo, come sarebbe andata a finire. Tra rimandi e amarcord, sempre cari al Veltroni, quelli per la tv degli esordi, il cinema, le cose buone della cultura, il come eravamo, Gassman e Risi e quell’Italia che non c’è più, seguiamo e ci appassioniamo al lavoro ed alla minuziosa caparbietà del Nostro impegnato a risolvere l’intricato caso. Alla fine della fiera, la domanda che appassiona il lettore appena satollo per il gustoso giallo banchetto è quasi scontata: questo giallo è davvero l’ultimo della trilogia? Pare che la risposta sia unica e perentoria e cioè NO! Altro non ci è dato sapere.
Walter Veltroni
C’è un cadavere al Bioparco
Marsilio, 2021