Pier Paolo Pasolini, quella atrocità del dubbio vissuta in prima persona
A cento anni dalla nascita, lo scrittore di Casarsa è ancora, col suo pensiero i suoi scritti ed il suo cinema, un protagonista indiscusso del dibattito culturale italiano e non solo. Lo scrittore Fulvio Abbate consegna alle stampe il suo ultimo lavoro, in uscita il 3 marzo, dal titolo Quando c’era Pasolini, edito da Baldini e Castoldi, dove prova a ritessere il filo interrotto del discorso del poeta, facendosi anche aiutare da chi lo ha conosciuto e frequentato per anni.
di Mimmo Cacciola
È giusto parlare ancora ed ancora di Paolini a cento anni dalla nascita? Ci prova a rispondere a questa domanda lo scrittore Fulvio Abbate, col suo ultimo Quando c’era Pasolini, sugli scaffali delle librerie dal prossimo 3 marzo, (Editore Baldini+Castoldi Collana Romanzi e racconti, pagg.384, € 19,00).
Essere un pensatore e sentirsi un outsider e viceversa, se volete. Pier Paolo Pasolini, scrittore corsaro, poeta, romanziere, saggista, cineasta, rivoluzionario, uomo morale per dirla alla Pietro Germi, omosessuale non più disposto a nascondersi ed in ultima analisi polemista raffinato ed intelligente, inviso al potere ed eternamente minacciato e perseguitato sia da destra che da sinistra.
“Cosa ha rappresentato Pier Paolo Pasolini per la società italiana? – si legge nel testo di presentazione – Cosa rimane del patrimonio poetico di uno dei più coraggiosi intellettuali del Novecento? «Si applaudono soltanto i luoghi comuni, mentre sarebbe il caso di coltivare l’atrocità del dubbio», dirà Pasolini ai «ragazzi» comunisti durante un dibattito sulla terrazza romana del Pincio, pochi giorni prima di morire assassinato all’Idroscalo di Ostia. La sua storia è assai di più dell’interrogativo che ne circonda la morte violenta, va assai oltre il racconto sui misteri dell’Italia repubblicana. Pasolini ha reso vivo il dibattito poetico, culturale, critico, sociale e politico fin dentro al cuore degli anni Settanta”.
Quel dubbio, lo ha portato verso vette ineguagliabili di pensiero e pure, a pensarci bene, di corsa a braccia spalancate verso la morte. Pasolini per tutte le stagioni, dunque, per chi lo ama e per chi lo ha odiato ed ancora lo odia. Basta ritrovare repertori di giornali e vecchie interviste per stupirsi a rivedere facce di quanti lo esecravano allora e lo incensano oggi. L’Italia smemorata degli smemorati non cambierà mai. Fulvio Abbate, prova a ritessere il filo interrotto del discorso del poeta facendosi, oltre che dalla sua bravura di scrittore e poeta, anche da coloro che frequentarono ed amarono lo scrittore casarsese, sempre pronti a perdonargli eccessi ed a metterlo in guardia dai pericoli di una vita violenta vissuta come opera d’arte.
“Questo libro prova a raccontare in presa diretta – leggiamo ancora nelle note editoriali – il cammino di un intellettuale il cui pensiero appare ancora adesso essenziale per fare luce sul presente odierno. Fulvio Abbate prova, con le armi di una scrittura perfino poetica, a restituire la vita, le ragioni, l’eredità, i luoghi, la sostanza umana, familiare e storica di Pier Paolo Pasolini, affidandosi, fra molto altro, alle parole di chi ne ha condiviso il breve viaggio, fra questi: Laura Betti, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Franco Citti, Dario Bellezza, Marco Pannella, Adele Cambria, Mario Schifano”.
Certo, Pasolini col suo dire e fare e filmare, soffia su tutto questo ed alla fine ci consegna non solo un’eredità con la quale fare i conti ancora, ancora ed ancora per molto tempo quanto, un testamento spirituale laico in forma di poesia chiamandoci uno ad uno alle nostre responsabilità di uomini che si dicono civili e pensanti, inchiodandoci per sempre a quel senso storico e profetico che lui aveva ben capito, eviscerato, digerito e provato a restituire con enorme ed impagabile generosità. In fine ci dice di lasciarlo stare che non ha bisogno di avvocati difensori. La sua difesa e discutibile assoluzione, sta tutta nella sua opera. Che ha voglia di capire e smarrirsi per poi ritrovarsi, non ha che da ripassarsela.
Fulvio Abbate è nato nel 1956, e vive a Roma. Scrittore, opinionista, critico d’arte e inventore della televisione web Teledurruti, ha pubblicato, fra l’altro, i romanzi Zero maggio a Palermo (1990), Oggi è un secolo (1992), Dopo l’estate (1995), La peste bis (1997), Teledurruti (2002), Intanto anche dicembre è passato (2013). E ancora, Il ministro anarchico (2004), Sul conformismo di sinistra (2005), Pasolini raccontato a tutti (2014), Roma vista controvento (2015), LOve, Discorso generale sull’amore (2018). Nel 2012 ha fondato il movimento Situazionismo e Libertà, il cui simbolo è stato appositamente disegnato da Wolinski.
Fulvio Abbate
Quando c’era Pasolini
Baldini + Castoldi, 2022