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“La tigre e l’acrobata”, elogio della curiosità: una favola moderna sulla ribellione

Di Diana Ridini

Susanna Tamaro, con oltre venti milioni di copie vendute, tra gli autori più amati del nostro tempo, torna in libreria con una nuova edizione de «La tigre e l’acrobata», libro pubblicato da “La nave di Teseo” nel 2016, che ora l’editore Solferino ripropone con le illustrazioni di Lindsey Carr. Una favola per tutti i lettori, adulti e ragazzi; un’avventura che mette al centro valori universali, come la curiosità, il desiderio che accompagna da sempre l’uomo di conoscere, il profondo senso di libertà.

Piccola Tigre non è una tigre come le altre: è curiosa, fa tante domande, mette in discussione quello che la natura le offre. Diversamente dai suoi simili non subisce, non è passiva. A Piccola Tigre due occhi sembrano non bastare tanto è curiosa; ha sempre le orecchie tese per non farsi cogliere impreparata. Quando, molto presto, le si fa chiara la forza che compete ad un animale cacciatore come lei, inizia a cibarsi di altre fiere. Ma con qualche dubbio. Si distacca dalla madre, comincia a viaggiare da sola, arriva fuori dai confini della Taiga, in cui è nata e da cui le altre tigri non usciranno mai. È il primo passo verso una ribellione che la porterà a conoscere a tu per tu l’uomo. Le hanno sempre ripetuto di stare alla larga, ma lei vuole vederci chiaro. Con l’uomo, Piccola Tigre scopre l’essere più inquietante e mutevole, da amare e da cui parimenti difendersi. Come il suo romanzo più conosciuto, «Va’ dove ti porta il cuore», anche «La tigre e l’acrobata» di Susanna Tamaro, è un incredibile viaggio di formazione. Ma è anche qualcosa di più.

“La parte finale del racconto è la più allegorica e rarefatta, in cui la protagonista prende completa coscienza della propria diversità e capisce il senso di una profezia dell’amico sciamano: ‘Tristi le vite che non incontrano mai una parete’. Il continuo ascendere verso le vette più alte e scoscese, il rinunciare al vitale (per una tigre) istinto di uccidere sono la metafora della conquista di un superiore stadio spirituale”, ha scritto Dino Messina in una recensione uscita su «Il Corriere della Sera». Proprio perché come evidenzia il giornalista l’opera “si ricollega idealmente alle pagine di ‘Va’ dove ti porta il cuore’ in cui Tamaro usa la metafora della tigre come simbolo del coraggio necessario alla fede”. Non a caso, il libro si chiude con le parole di San Marco: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio».

SINOSSI: Piccola Tigre è una ribelle fin dalla na­scita. Mentre suo fratello Tigrotto è contento del proprio destino di potente re della Taiga, lei è irrequieta e piena di domande, tra cui la più fondamentale: cosa significa essere una tigre? Come può conquistare il suo Regno, diventa­re pienamente se stessa? Così, quando viene il momento, si mette in viaggio verso Oriente, per toccare il luogo da cui nasce la luce. Porta con sé il più importante consiglio della Madre: non fidarti dell’uomo, è più pericoloso del ghiaccio. È l’unico animale che ucci­de non per necessità, ma per piacere e per invidia. È l’unico che, con le sue armi che sputano fuoco, può uccidere la Tigre. Eppure, il primo uomo in cui Piccola Tigre si imbatte non è affatto così: è uno sciamano, che vive isolato dal mondo, un ribelle come lei. Tutta­via, questo primo incontro purtroppo non è l’ultimo. E le scoperte, non tutte indolori, sono appena cominciate. Dalla taiga alle città e dalle bizzarrie del circo al richiamo delle montagne, la storia di Piccola Tigre è un’avventura incalzante e senza tempo. Lo sguardo dell’indomabile protagonista ci restitu­isce il dono della meraviglia, la potenza della domanda su noi stessi e sul nostro posto nel mondo. Una favola moderna, allegorica e potente, sulla difficoltà e sulla necessità di essere liberi.

Susanna Tamaro
La tigre e l’acrobata
La nave di Teseo, 2017

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