di Cristina La Bella
Siamo gli unici nell’universo? È una domanda che da sempre stuzzica la curiosità dell’uomo. Chissà quante volte vi sarà capitato di volgere lo sguardo verso il cielo, le stelle e rifletterci su. Quando si parla però di alieni, ufo, avvistamenti vari è facile bollare tutto come una gigantesca bufala. Del resto, il mondo del web ci sta guastando il palato facendo passare talvolta per fake news anche ciò che falso non è. Prendete Abraham “Avi” Loeb, di origini israeliane, con una cattedra di Scienze all’Università di Harvard, nonché direttore del Dipartimento di Astronomia nello stesso ateneo. Vi sembra l’identikit del classico cacciatore di ufo? Eppure lo scienziato dal curriculum brillante è convinto che ci siano altre forme di vita. In un’intervista a Luca Fraioli uscita su «La Repubblica» “Avi” Loeb si è definito una via di mezzo tra Galileo Galilei e lo scienziato interpretato da DiCaprio nel film «Don’t Look Up». Il professore ha esposto con chiarezza ciò che pensa e parlato del suo nuovo libro “Non siamo soli” (edito da Mondadori, p. 240, euro 19).
«Abbiamo avuto la prova che ci sono, o ci sono state, altre civiltà in grado di esplorare l’Universo», le parole di “Avi” Loeb. Tutto ha avuto inizio a metà ottobre del 2017: un osservatorio astronomico collocato alle Hawaii ha mostrato il passaggio di un oggetto misterioso dalle parti della Terra. In seguito è stato chiamato Oumuamua, in riferimento al nome del telescopio che l’ha avvistato. Prima di allontanarsi e sparire nel buio cosmico, è rimasto visibile agli astronomi per pochi giorni. Un episodio che è importante in primis perché ha rivelato la presenza di un oggetto estraneo al Sistema solare – il primo mai osservato nella storia dell’umanità – e poi perché «dallo studio di come rifletteva la luce solare abbiamo capito qualcosa sulla sua forma: un oggetto piatto, con una lunghezza pari a circa dieci volte l’altezza», ha chiarito Loeb. «Inoltre, anziché essere attratto dalla forza gravitazionale del Sole, ha accelerato in direzione opposta». Nessun asteroide o cometa, non era questo. Lo scienziato ne è certo: «Si è ipotizzato che la spinta in direzione opposta al Sole potesse essere dovuta allo scioglimento ed espulsione del ghiaccio superficiale, ma le osservazioni non hanno rivelato alcuna coda cometaria. I miei colleghi ammettono che si tratta di un oggetto ‘mai visto prima’ ma insistono sulla sua origine naturale. E però nessuna delle loro spiegazioni regge dal punto di vista scientifico». Per Loeb potrebbe essersi trattato di un manufatto: «Una vela solare, costruita proprio per essere spinta dalla luce delle stelle. Oppure un’antenna parabolica per la trasmissione di segnali. O un frammento di una nave spaziale alla deriva».
Purtroppo il mistero resta, non potremo mai sapere cosa sia stato davvero Oumuamua: «Avremmo dovuto mandare una sonda a fotografarlo quando era dalle nostre parti. Farlo oggi è inutile: Oumuamua non è più visibile. Inoltre sappiamo che su di lui non agiscono solo forze gravitazionali, ma anche una spinta aggiuntiva. E questo rende la sua traiettoria imprevedibile», ha dichiarato a «La Repubblica» il professore. L’importante sarà non cadere in errore una seconda volta: «Cercare il prossimo oggetto simile a Oumuamua nelle nostre vicinanze e mandare immediatamente una sonda. Per questo ho ideato il Galileo Project, sostenuto da Harvard, a cui partecipano oltre 100 scienziati e che ha già raccolto due milioni di dollari di finanziamento», ha dichiarato l’astrofisico. Per “Avi” Loeb l’esistenza di altre forme di vita nell’universo è difatti una questione fondamentale per l’umanità: «È la più importante per il futuro. E invece la si nega o la si ignora, sia nell’accademica che nel sistema politico. Il budget per la Difesa approvato dall’Amministrazione Biden poche settimane fa è di 768 miliardi di dollari. Progetti come il nostro per la ricerca di manufatti realizzati da altre civiltà andrebbero finanziati allo stesso livello o forse di più. Sono stati spesi miliardi di dollari per il Large Hadron Collider del Cern o il James Webb Telescope appena mandato nello spazio». Qualcuno accoglierà l’appello dello scienziato? È quello che ci auguriamo tutti.
Abraham Loeb
Non siamo soli. I segnali di vita intelligente dallo spazio
Mondadori, 2022