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L’America nera di fine anni ’60: i suoi ideali, le sue ipocrisie e contraddizioni

Esce, per i tipi dell’editore Rogas, a distanza di poco più di cinquant’anni anche in Italia, il libro d’esordio del padre dell’Hip-Pop afroamericano scritto quando era ancora uno studente alla Lincoln University.

di Mimmo Cacciola

Passano i decenni e l’Amerika non vuole chiudere i conti con la sua storia passata e recente. Ci ha provato con un romanzo dal titolo l’Avvoltoio, poco più di cinquanta anni fa, quando ancora era uno studentello della Lincol University quel tale Gil Scott-Heron che poi sarebbe diventato il padre dell’Hip Pop. Ora per i tipi di Rogas, il romanzo d’esordio esce finalmente anche in Italia (Editore Rogas, collana Darcy, Traduttore: Paola Attolino, Pagine: 270 € 19,70) e le acque si sono rimestate per dirci di come il grande Paese sempre in cerca della nuova frontiera sguazzi nonostante i decenni nelle sue spesso assurde contraddizioni

Chi ha ucciso John Lee? Quattro storie che si intrecciano. Quattro giovani voci – si legge nelle note – che le raccontano. Quattro punti di vista differenti sull’America nera di fine anni ’60, con i suoi ideali, le sue ipocrisie, le sue contraddizioni. Tradotto per la prima volta in italiano, il romanzo d’esordio di Gil Scott-Heron, scritto nel 1970, quando era ancora uno studente alla Lincoln University, ha la struttura avvincente di un thriller e una forte connotazione politica, dove fatti e fiction si mescolano sapientemente. Nella metafora dei voli concentrici dell’avvoltoio riecheggiano problemi oggi non ancora risolti e tornati prepotentemente alla ribalta con il movimento Black Lives Matter”.

Ovviamente il povero John Lee è un pretesto. Come lo sono sempre i giovani che muoiono magari troppo giovani e che servono per scatenare rivolte e prendersela con la Polizia, il Governo, i maledetti bianchi, la sfortuna, la pelle nera, tutti i Santi e perfino la Madonna.

Scritto nel 1970, – scrive la blogger Adalgisa Marrocco su Huffingtonpost –praticamente in contemporanea col suo pezzo musicale più famoso, The Revolution Will Not Be Televised, L’avvoltoio è una potente crime-fiction ambientata nella New York dei ghetti e dei sobborghi. Qui viene ucciso il giovane John Lee, e dall’omicidio prende avvio una narrazione attraverso quattro voci, quattro personaggi diversi, fra violenze, spaccio di droga, criminalità grande e piccola, per una radiografia profonda e implacabile dell’America nera a cavallo fra gli anni Sessanta e i Settanta”.

Le fa eco, sempre dalle note, la stessa traduttrice, Paolo Attolino che ha curato l’edizione italiana del romanzo: “L’Avvoltoio, viene accolto favorevolmente e inserito nel vibrante contesto del Black Arts Movement, definito «il movimento più audace, prolifico e socialmente impegnato nella storia dell’America» perché costituiva un tentativo di cambiare il modo in cui gli afroamericani vedevano sé stessi, la propria cultura e il loro rapporto con la società e con le istituzioni americane.”

Ma è dalla viva voce dell’autore che scaturiscono le considerazioni più logiche ed interessanti su questo romanzo di esordio che segna come uno spartiacque tra il prima e il dopo, tra l’essere neri e subire e l’essere neri e conquistare una nuova consapevolezza: “Non sarebbe un’esagerazione, – racconta Gil Scott-Heron nell’introduzione all’edizione originale, – dire che la mia vita sia dipesa dall’essere riuscito a finire L’Avvoltoio e a farlo pubblicare. Non solo perché ha messo nelle mie mani ferventi più denaro di quanto avrei mai immaginato di vedere in una volta sola, ma anche perché ci avevo scommesso più di quanto ne avessi il diritto e significava veramente osare troppo”.

Infine ci ricorda La Marrocco quanto fu impegnativa la fase preparatoria del romanzo: “La gestazione del romanzo avvenne infatti in contemporanea con un primo, non felicissimo approccio con l’università (ma Gil avrebbe avuto, eccome, modo di rifarsi). Un intero semestre saltato, ma grazie a esso l’esordio in libreria con questo volume e con la raccolta di poesie Small Talk at 125th and Lenox. Dagli anni Settanta a oggi, L’avvoltoio è un’opera fondamentale sia sul piano letterario che su quello sociale e culturale, sapendo che da allora molte rivendicazioni dei movimenti afroamericani sono state accolte, tanti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne restano, e l’uscita di questo romanzo può essere un’occasione importante per il lettore italiano per capire la strada percorsa e quella che resta ancora da fare”.

Gil Scott-Heron (Chicago, 1 aprile 1949–New York,27 maggio2011) è stato un poeta e musicista statunitense, conosciuto principalmente per i suoi lavori della fine degli anni sessanta e inizi degli anni settanta come autore di spoken word, cioè di poesia recitata su basi musicali, insieme al suo attivismo militante afroamericano. Heron è famoso in particolare per la sua poesia/canzone The Revolution Will Not Be Televised”. È considerato da molti uno dei padri (tanto musicali quanto “spirituali”) dell’hip hop.

Gil Scott-Heron
L’avvoltoio
Rogas, 2021

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