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Mario Scaccia, la storia dello spettacolo attraverso gli occhi di un visionario

Per gli amanti di cose del teatro è ora disponibile un bellissimo saggio-documento di Michela Zaccaria sul grande attore romano, protagonista sui palcoscenici italiani ed europei, per più di sessant’anni e scomparso all’età di 92 anni, esattamente un decennio fa

di Mimmo Cacciola

Essere Mario Scaccia e ridersela con un ghigno alla Chicchignola. Perché l’attore romano, dopo Ettore Petrolini che ne fu autore ed interprete, fu non solo l’erede e colui che ne rinverdì i fasti ma, come disse la vedova “l’unico che è riuscito a far rivivere mio marito” riferendosi, appunto al grande attore-autore con sangue ronciglionese. Ora è in libreria un bellissimo saggio-documento firmato da Michela Zaccaria dal titolo Mario Scaccia (Editore Bulzoni Collana Biblioteca teatrale. Studi e testi Pagine 326 € 25,00) che ne ripercorre i momenti più importanti di quella che assolutamente a ragione può definirsi una delle carriere artistiche di successo più longeve ed originali a cavallo dei due secoli.

Attore eclettico, visionario e ironico, – si legge nelle note licenziate dall’Editore -Mario Scaccia (1919-2011) attraversa da protagonista sessantacinque anni di storia dello spettacolo con lo sguardo tra i più fulminanti della scena italiana. Apprezzato interprete dei classici (soprattutto Molière e William Shakespeare), coltiva il comico-grottesco di Eugène Ionesco, Friedrich Dürrenmatt e Samuel Beckett, riscopre drammaturghi dimenticati del nostro Ottocento e propone novità di autori italiani e stranieri. Spirito autentico della sua amatissima Roma, per primo riporta al successo le commedie di Ettore Petrolini”.

Noi che abbiamo avuto la fortuna di vederlo più volte (di conoscerlo, intervistarlo e di riceverne in dono libri autografati, poiché Mario Scaccia fu anche poeta, narratore e biografo di talento) in scena possiamo dirlo: Mario Scaccia era un outsider. Lo era per gesto, per tic, per talento e per invenzione, perfino per quella sua nota da autodidatta (aveva dovuto interrompere gli studi in Accademia Drammatica per aiutare la famiglia) ch rivendicava con orgoglio.

Il libro, – prosegue la nota – individua le tappe salienti del percorso umano e artistico di Scaccia: dagli esordi dopo la guerra nel teatro universitario e nella compagnia di Anton Giulio Bragaglia accanto a Memo Benassi alla rivista con Macario e alle tragedie classiche a fianco di Vittorio Gassman. Negli anni Sessanta Scaccia fonda insieme a Franco Enriquez, Valeria Moriconi e Glauco Mauri la celebre Compagnia dei Quattro; poi lavora nei Teatri Stabili diretto da grandi registi e da indipendente con una compagnia a suo nome. Il metodo di lavoro e le sue idee sull’interpretazione sono fra i temi di queste pagine, che presentano una significativa scelta di documenti inediti e una puntuale ricostruzione di una lunga avventura d’attore fra teatro, cinema, tivù e radio”. Nella nota, discorrendo sulla fondazione della mitica Compagnia dei 4 hanno dimenticato di citare un altro mostro sacro del teatro, del cinema e della televisione italiana e cioè Paolo Ferrari, anche lui tra i fondatori: andava detto se non altro per dovere di cronaca. E di e su Memo Benassi, Scaccia, raccontava aneddoti da sbellicarsi dal ridere.

Tuttavia Mario Scaccia non fu solo questo, almeno non solo e nel bel saggio della Zaccaria c’è molto altro. L’attore romano, aveva trovato, inventato direbbe qualcuno, un suo stile, una sua cifra che era riconoscibilissima. Era un misto di sguardi, di pause, di rotazioni di bulbi oculari e di testa che seppure ripetute all’infinito e per tutti i personaggi da lui interpretati, ne faceva ogni volta, ad ogni rappresentazione, ad ogni nuova avventura teatrale, cinematografica o televisiva un canone nuovo, innovativo, ora divertente, ora tragico, ora malinconico, ora disperato, quasi sempre comico o grottesco, quasi mai banale e sempre intelligente ed acuto.

La sua interpretazione del Vecchio nelle Sedie di Ionesco accanto a Pina Cei ed Aldo Tarantino per la regia di Antonio Calenda, alla fine degli anni ottanta, è e resterà da antologia. Come i suoi Shakespeare, unici, brillanti, graffiati, mai urlati, recitati per dire senza troppe costruzioni quello che voleva l’autore, sempre dritto all’orecchio ed al cuore. A chi gli chiedeva cosa pensasse delle scuole di recitazione italiane che spesso spuntano come funghi dopo un acquazzone Mario Scaccia, che le scuole le aveva pure fatte, rispondeva: “Sono contrario, per essere attori oltre al talento basta stare in quinta per qualche anno ad osservare e rubare dai maestri, come ho fatto io!”

Tutto vero se non fosse che i Maestri se ne sono andati quasi tutti. L’ultima volta che ho avuto il piacere ed il privilegio di andare a salutarlo, assieme ad un amico attore e regista, dopo un suo spettacolo (brillante ma non eccezionale) in un teatrino romano di via Mazzini a Roma, fu qualche anno prima della morte (aveva quasi 90 anni). Sempre gentile e garbato (come solo certi gentiluomini del suo stampo e della sua epoca sapevano essere) alla domanda sui progetti futuri ci disse che stava per partire per Parigi dove, assieme all’amico Maurizio Scaparro, avrebbe messo in scena i Mèmories di Goldoni al Théâtre de la Comédie italienne e che quindi sarebbe stato impegnato nei giorni seguenti a studiare. Disse proprio così, un uomo di 90anni, un artista con sessantacinque anni di mestiere, un genio, un mostro sacro del palcoscenico, che avrebbe potuto leggere o servirsi di un auricolare o di un suggeritore che tanto nessuno si sarebbe scandalizzato o avrebbe avuto da ridire, ma lui no, Mario Scaccia era uno che studiava, sempre e comunque fino alla fine! Io e il mio amico ci siamo guardati in silenzio, con un misto di malinconia, orgoglio e rassegnazione: il pensiero andava ai giovani che si dicono attori a 18 anni e ci facevano pena.

Michela Zaccaria è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo e insegna materie letterarie alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona. La storia degli attori e delle famiglie d’Arte e la drammaturgia tra Settecento e Novecento sono i campi privilegiati della sua indagine. Ha pubblicato saggi su riviste italiane e internazionali e per Bulzoni la monografia Primedonne. Flaminia e Silvia dalla Commedia dell’Arte a Marivaux (2019). Al lavoro di ricerca ha affiancato l’impegno teatrale come regista, autrice e traduttrice.

Michela Zaccaria
Mario Scaccia
Bulzoni, 2021

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