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Il ballo della bambina di Milano, crescere aggrappati all’infanzia

Vita mortale e immortale della bambina di Milano – Domenico Starnone

Di Giulia Perrone

“Quant’era bella la sua figurina contro i vetri luccicanti di sole, a braccia levate, audace nei saltelli, così esposta alla morte. Mi sporsi perché mi vedesse bene, pronto a gettarmi anch’io nel vuoto, se lei fosse caduta.”

Dal 12 ottobre 2021 è in libreria per Einaudi “Vita mortale e immortale della bambina di Milano”, il nuovo libro di Domenico Starnone, una delle voci italiane più importanti nel panorama letterario contemporaneo.

Ancora una volta Domenico Starnone è riuscito a far breccia nel cuore dei lettori. In “Vita mortale e immortale della bambina di Milano” viene narrata la storia di un bambino tra gli otto e i nove anni che si appresta ogni giorno a guardare fuori dalla finestra, spingendosi con lo sguardo fino al balcone di fronte dove, con leggiadria, una bambina si diverte a ballare. Innamoratosi di lei e dei suoi movimenti, il bambino è pronto a tutto pur di conquistarla e dimostrarsi un eroe ai suoi occhi. Quando la nonna, che lo adora, gli racconta la storia della fossa dei morti, il bambino si sente in dovere di salvare da quest’ultima la sua amata “ballerina di carigliòn”. Organizza duelli per conquistarla e si dimostra perfino interessato a imparare l’italiano, da sempre sconosciuto alla sua famiglia per dare spazio al dialetto, per posizionarsi a un livello degno dell’amore di quella bambina.

“Tra gli otto e i nove anni mi proposi di trovare la fossa dei morti. Avevo appena imparato, nell’italiano della scuola, la favola di Orfeo che era andato a riprendersi la fidanzata Euridice, finita sottoterra a causa del morso di una serpe. Progettavo di fare lo stesso con una bambina che disgraziatamente mia fidanzata non era, ma che avrebbe potuto diventarlo se fossi riuscito a riportarla da sotto a sopra la terra […].”

La narrazione procede in prima persona ed è dunque il bambino stesso a rivolgersi direttamente al lettore/lettrice, raccontandogli del suo amore, nonché della sua ossessione, per la bambina di Milano, della fossa dei morti e dei racconti della nonna, in un lento procedere narrativo che va di pari passo con la crescita del protagonista.

Domenico Starnone tratta molteplici tematiche e, nonostante la brevità del libro, riesce a portarle avanti e ad analizzarle nella maniera più accurata possibile. Emergono le delusioni bambinesche di quando ci si convince di essere sempre un passo indietro rispetto ai propri coetanei e di dover fare il possibile per recuperare terreno; emergono le gelosie e le competizioni, sempre tipiche nei bambini; emerge l’amore ingenuo e innocente. Tutte tematiche che confluiscono in un’unica parola: protezione. Questa può essere definita, direi, la parola chiave del romanzo, in quanto seguendo la storia, nonché la crescita, del protagonista, ci si rende conto di come lo scorrere del tempo porta sempre con sé qualcosa da proteggere e custodire gelosamente, vuoi i racconti preziosi di una nonna e i ricordi di famiglia considerati come connessioni, come qualcosa a cui aggrapparsi; vuoi l’amore nei confronti di una bambina di cui non si conosce neanche il nome (e che per questo viene definita solo “la milanese”);  vuoi anche la propria eterna ingenuità.

“Vita mortale e immortale della bambina di Milano” è un bellissimo romanzo di formazione in grado di racchiudere la spensieratezza bambinesca, i dubbi e le indecisioni adolescenziali e le paure dell’età adulta. Il tutto fluisce attraverso un notevole meccanismo di transizione che trasporta il lettore/lettrice da una fase all’altra della vita del protagonista tramite diverse semplici immagini affiancate a un’unica costante: la bambina di Milano. Anche questa in mutamento, è prima oggetto d’amore e di sguardi, poi mancanza e mistero, infine ricordo e nostalgia.

“Cercai insomma di sembrare uno che sa organizzarsi il futuro con lungimiranza. Ma di fatto non mi stavo organizzando un bel niente, avevo in testa solo fantasticherie, e oggi mi sentivo sulla buona strada, il giorno dopo ne dubitavo. […] Vivevo in ansia, insomma, e mi sentivo spesso come se mi tenessi solo con le unghie in cima a una parete di vetro e fossi sul punto di scivolare in basso, verso una melma scura, con uno stridio insopportabile. […] Non c’era giorno in cui non desiderassi andare in una stradina solitaria e, senza nessun motivo evidente, disperarmi come non mi era successo nemmeno da bambino, tirare pugni e calci all’aria, mettermi a piangere anche solo per un minuto.”

Domenico Starnone con “Vita mortale e immortale della bambina di Milano” porta su carta, con una prosa semplice, magnetica e che non manca di espressioni in dialetto napoletano, una storia in cui chiunque può riconoscersi, anche chi non ha mai avuto una bambina di Milano di cui innamorarsi e a cui rimanere attaccato.

Nella vita si cresce, a volte troppo velocemente, rifiutandosi di lasciar andare pezzi della propria infanzia. Questo libro ne è la dimostrazione scritta.

Simona Marchini: “La mia vita tra arte, musica e teatro”

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