Neolaureata. Coinquilina. Fuorisede. Precaria. Se dovesse descriversi, Ida lo farebbe così. E da oggi aggiungerebbe alla lista: stagista. Stagista in una grande e importante agenzia di comunicazione. Non è quello che sognava da bambina, ma dopotutto non è la prima volta che le cose non vanno nella direzione sperata.
“Non è questo che sognavo da bambina” (Garzanti) di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio ha una protagonista venticinquenne, neolaureata, single, stagista, coinquilina, fuorisede a Milano. Un’eroina. “Un lavoro. Forse è questo che significa diventare adulti – dice – ti siedi qui, lo accetti. Non farai quello che avresti voluto fare, non sai quello che avresti voluto essere. Ma sarai qualcuno”.
Avrebbe voluto vivere ovunque tranne che a Milano, e vive a Milano. Voleva una relazione stabile, ed è stata lasciata. Ha studiato per diventare sceneggiatrice, e invece fa la social media manager. Ogni mattina si trascina in ufficio e, tra meeting, brainstorming e tante altre parole che finiscono in -ing, ci resta fino a sera, impegnata in un lavoro che non riesce a capire che lavoro sia, circondata da colleghi che sono simpatici e brillanti, sì, ma solo tra di loro. Fino al giorno in cui, stanca di una vita che troppo spesso si riduce a essere un pendolo che oscilla tra un file Excel e la prossima sbronza, Ida capisce che, per sopravvivere, deve adattarsi, assomigliare di più a loro – i suoi colleghi, il suo capo – e meno a sé stessa. E mentre le ambizioni cambiano e il confine tra giusto e sbagliato si fa inconsistente, rincorrere i suoi sogni diventa un capriccio che non può più concedersi. È ora di crescere: ridimensionare le aspettative e accettare i compromessi. Così, quando le arriva la notizia di un concorso a cui candidare il suo cortometraggio, Ida non sa che fare. Quasi non ricorda più chi volesse diventare da bambina. Ma non si può mai mentire del tutto a sé stessi. Almeno, non a quello che c’è in fondo alla propria anima.
Nel loro esordio, Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio raccontano con leggerezza e autenticità che cosa significa diventare adulti oggi. “Diventare adulti – Scrive Francesca Cingoli sul Libraio – non è coronare a tutti i costi i sogni dell’infanzia, è dare forma alla realtà del presente, costruendolo il più vicino possibile a noi stessi, alla scala dei nostri valori. Con grande rispetto per tutto quello che facciamo, perché quella è la base su cui far convergere il nostro io, mimetizzandolo quando serve, facendolo emergere quando piace. In questo impegno, che non finisce mai (per fortuna), si annida l’armonia della maturità. È un viaggio dell’eroe più prosaico, con tante sfumature di grigio, ma non privo di insidie e di avventure, e ci rende tutti più forti. Alcuni, i più aridi, diventano squali, i più fortunati e virtuosi possono essere pesci palla: velenosi coi nemici, morbidi con gli amici, capaci di gonfiarsi se serve, sopravvivere e andare avanti”
Crescere è trovare la propria armonia, il proprio posto in un sistema che non è perfetto, e mai lo sarà: quello è solo un oceano su cui fare surf, scrivono le giovani autrici.
Sara Canfailla e Jolanda di Virgilio
Non è questo che sognavo da bambina
Garzanti