“Razza Poltrona. Una classe politica sull’orlo del baratro”. Si chiama così il nuovo libro di Fabrizio Roncone, edito da Solferino, che è stato presentato al Teatro Caffeina da Simone Canettieri, giornalista de Il Foglio.
Tra i due, colleghi-amici come si definiscono, c’è un’intesa spiazzante, bella, coinvolgente. Tanto da spingere più di un ospite del salotto ad alzarsi dalla poltrona (che non era quella di Montecitorio) e andare ad acquistarlo.
“Il libro è la fotografia del Parlamento di questo Paese che, sì, probabilmente questa volta è abitato da personaggi peggiori di quelli che l’hanno votato”. Questo, per intenderci, l’incipit dell’incontro. Chiaro, diretto e senza tanti giri di parole. Nel libro, in buona sostanza, Roncone racconta la gigantesca crisi di sistema che ha portato alla nascita del Governo Draghi. Crisi che ha radici antiche, in un Paese che da più di dieci anni non ha un Governo espresso dalla volontà popolare e in cui l’emergenza si è nutrita di emergenza. E di tanto, tanto trasformismo.
“È una guida molto interessante per capire come siamo arrivati fin qui, con un Parlamento che è una sorta di galleria composta da personaggi licantropi, tanti sono i cambiamenti feroci che fanno”, spiega Canettieri, che invita a leggere il libro addirittura prima di andare a votare.
Per raccontare la mutazione dei Cinque Stelle, ad esempio, servirebbero un migliaio di pagine: nati per non allearsi con nessuno e seppellire tutti, dopo essersi schiantati prima in un Governo con gli uni, poi con gli altri opposti agli uni, si alleano con tutti per non essere sepolti. “Lo sbarco dei Cinque Stelle è stato drammatico per la politica italiana”, afferma Roncone. “Dico io: come può uno che ha lavorato dieci anni in un negozio di animali fare il presidente della Commissione Affari europei della Camera? Seppur con il totale rispetto che nutro per tutti i lavori, dico che è imbarazzante per il Paese. Io mi auguro che la lettura del libro produca uno scatto nella testa della gente. Perché la gente non capisce: quando sbagli un voto, succede che si mette un cretino in un posto chiave e importante”.
E a tal proposito, ecco spuntare Matteo Salvini. “In questo libro Roncone tratteggia tutta la parabola: dal Papeete al mojito, fino al crollo da ministro dell’Interno”, spiega Canettieri. L’autore del libro gli fa eco. “Quello che è sta succedendo con il Greenpass è criminale. Il problema politico di queste ore, da parte di Salvini, è che nutre terrore puro nei confronti della Meloni, che gli ha rosicchiato pezzi importante di elettorato e sta andando oltre ogni più rosea aspettativa: nei sondaggi naviga sul 22%”. E lui si sente tirato a destra e a manca per la giacchetta. “Fontana e Zaia telefonano a Salvini perché non vogliono il Greenpass ma vogliono tornare a lavorare; poi però lo chiama Draghi e cambia idea: è un balletto che fa perdere tempo al Paese”. Per Roncone, insomma, Salvini non è affatto credibile. E come potrebbe esserlo “uno che un giorno si veste da pompiere, poi da poliziotto, poi da guardia forestale. Poi si fa fotografare mentre mangia pane e Nutella. È una cosa indegna; però sono quelle cose che in politica funzionano, perché gli italiani si dimenticano facilmente. Io pensavo che Salvini, conoscendo questo talento degli italiani nel rimuovere, pensasse di farsi un paio di anni di Governo Draghi, darsi una ripulita e poi tornare sul panorama europeo, credibile, come destra moderata. Invece sta dando lezioni di inaffidabilità totale. I poteri forti nel nostro Paese ci sono e credo che abbiano già deciso che Salvini non potrà mai avere il Governo”.
Il libro racconta benissimo, anche con tratti esilaranti, il tentativo goffo di Conte di tenersi in piedi dopo l’eventuale uscita di Italia Viva. Ed ecco comparire Ciampolillo. “Credevo – dice Roncone – fosse un personaggio di fantasia per bambini, invece è un parlamentare che tiene vita il Governo arrivando a votare nell’ultimo momento possibile e diventa famoso. E motiva questo suo voto dicendo che Conte gli ha promesso di diventare vegano. Un fatto assolutamente insolente per gli italiani”.
Roncone spiega che il mercato in Parlamento è sempre esistito e ricorda di quando Razzi confessò che dopo l’incontro con Berlusconi gli pagarono il mutuo. “Ma a quei tempi c’era la grandiosità del Berlusconismo; c’era la grandiosità di Verdini che arrivava in transatlantico con le scarpe di camoscio come Briatore, l’orologio e l’anello d’oro, i vestiti di sartoria realizzati con sete che arrivavano da posti lontani dell’Oriente. Era divertente”.
Mentre adesso l’ultimo mercato è riconducibile a Giggino a purpetta. E il racconto è irresistibile. “Da dietro un angolo spunta il senatore Luigi Cesaro, detto Giggino a purpetta: ‘Per il voto mio, e per il voto di altri miei due amici senatori che controllo mi hanno offerto un ministero’. Il cronista del Foglio (Canettieri, guarda caso, ndr), che gli parla a tre metri, ha lo sguardo perplesso. Ma quello, Giggino, si indigna: ‘Guagliò, tengo tutte le prove ncopp’ o’ cellulare…’. Un mercato osceno. Mai visto niente di simile: è tutto così sfacciato, tragico, penoso. Denis Verdini, ora a Rebibbia (attualmente ai domiciliari, ndr), il grosso e feroce Verdini, orologio d’oro massiccio al polso, gemelli d’oro, ai senatori prometteva con maggior discrezione”.
Nel libro Roncone “fotografa” anche Renzi, definendolo un personaggio “su cui dovrebbe esprimersi uno psichiatra o uno psicologo, più che un cronista. Il suo talento è infinito però lo spreca, sembra provarci gusto. Un partito sotto al 2% praticamente non esiste, eppure lui riesce a fare delle giocate straordinarie. Ma in politica i rapporti con l’elettorato non si riprendono: Renzi può certamente rimanere in pista, ma non riuscirebbe più ad essere il collante di una coalizione perché il rapporto di fiducia non è più sanabile”.
Quanto a Berlusconi, per cui non nasconde di provare simpatia, Roncone dice che quando finirà la sua stagione terrena, porterà con sé lo straordinario rimpianto di essere stato l’uomo che avrebbe potuto cambiare la storia di questo Paese. “Quando portò Obama a L’Aquila in macerie aveva un consenso del Paese totale: avrebbe potuto fare delle riforme che avrebbero potuto cambiare il volto di questo Paese per i prossimi 100 anni. Ha sprecato un’occasione straordinaria”.
Prima dei saluti finali, un appello del giornalista ai suoi concittadini romani, prossimi al voto. “La tornata elettorale di Roma è difficile: non so quale possa essere la soluzione migliore, ma ho una certezza: che la città nella quale torno stasera è una città che sta morendo; una città in agonia; una città sporca, infestata dai cinghiali; una città non sicura. Voglio sperare che i romani capiscano che se sbagliano il voto e mandano in Campidoglio una persona incapace i primi a rimetterci sono i romani stessi. Credo che non ci sia limite al peggio, però Roma è ad un passo dalla morte”.
La conclusione dell’incontro viene affidata, da parte di Canettieri, alla lettura dell’ultimo capoverso della prefazione: “Adesso esco, sto andando a Montecitorio e, come sempre, infilo nella tasca della giacca la mia moleskine: da cronista e da cittadino italiano mi ostino a sperare che prima o poi dentro ci saranno appunti di un futuro migliore”.
Fabrizio Roncone
Razza poltrona. Una classe politica sull’orlo del baratro
Solferino, 2021