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L’ultimo libro di Elio, un viaggio in un nuovo mondo

“Uno sport che non si fila nessuno e perciò una di quelle cose che piacciono a me, improbabili, con punte surreali”.

Un libro sul baseball dal titolo “Mi chiamavano Maesutori” (Baldini+Castoldi). È uscito nelle librerie il 2 dicembre lo ha scritto Elio. La storia tesa più folle e divertente d’Italia racconta la storia del suo coautore, Alessandro Maestri, unico italiano ad aver giocato nel campionato giapponese. Dopo averlo visto a Sanremo più volte con i suoi travestimenti, dopo esserci abituati alla sua musica demenziale, irriverente e senza filtri, dopo averlo visto recitare con Rocco Siffredi, dopo la Gioconda e il tip tap di Lol, stavolta troviamo Elio in veste di scrittore. Scrittore di una storia sul baseball.

Alessandro Maestri, ex stella della Nazionale italiana, è fra i pochi europei ad aver giocato nel mitico campionato professionistico USA oltre che ad alti livelli in Australia, Giappone, Corea, Messico. Ed è proprio dal giapponese che deriva Maesutori, nient’altro che il suo cognome tradotto nella lingua del Sol Levante. Mentre seguiamo la carriera di Maestri – da semplice ragazzo di Romagna che entra all’Accademia di baseball di Tirrenia per poi piombare a piè pari nel mondo professionistico americano con in testa un solo sogno: essere il primo italiano nato e cresciuto in Italia ad arrivare nella Major League – Elio ci racconta alla sua maniera regole, segreti, curiosità e aneddoti di uno sport non ancora così conosciuto nel nostro Paese. Il risultato? Una lunga lettera d’amore per il baseball, destinata a entusiasmare vecchi tifosi e a coinvolgerne di nuovi.

“A metà anni 70, abitavo alla periferia di Milano, ero ragazzo, stavo fuori casa tutto il giorno a giocare a pallone – racconta al Corriere della Sera -. Poi, un giorno, sono sceso e stavano facendo baseball. Fu una fase e finì presto. Quindi, nel 1988, Faso, il bassista delle Storie Tese, che odiava il calcio, propose di scegliere uno sport da fare con tutti gli amici. Abbiamo iniziato al Parco Lambro quando era pieno di tossicodipendenti. Coi guantoni da sci invece del guanto vero, coi bastoni al posto delle mazze. Poi, sono arrivati gli attrezzi giusti e ci siamo detti ‘andiamo in un campo’, ma per farlo dovevamo iscriverci al campionato e siamo stati obbligati a fare il campionato. Abbiamo perso il primo incontro 44 a 2. Abbiamo trovato un allenatore e, insomma, è nata la Ares, arrivata pure in A2, di cui sono ancora vicepresidente”.

Per Elio Il baseball è una metafora della vita. “Difficilmente vedi rivalità in campo: le risse non sono mai vere risse – spiega -. È rimasto lo spirito di uno sport nato sui prati dei barbecue americani, come intrattenimento fra una salsiccia e l’altra. Gli allenatori fanno le interviste a bordo campo mentre si gioca. È uno sport che mi somiglia perché non si prende mai sul serio”.

Elio e Alessandro Maestri
Mi chiamavano Maesutori. Il baseball e la vita. Dalla Romagna al Giappone passando per gli USA
Boldini + Castoldi, 2021

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