Oggi ci addentriamo in uno dei più illustri capolavori di tutti i tempi: “Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam, un’opera affascinante che ha affascinato e ispirato milioni di lettori, compreso il compianto Silvio Berlusconi, scomparso di recente dopo una lunga malattia e vari ricoveri in ospedale.
Il libro nasce durante il soggiorno di Erasmo in Inghilterra, ospitato dal suo amico Tommaso Moro. In poco più di una settimana, Erasmo da Rotterdam concepisce un’opera che si distingue per la sua prospettiva multipla e per una satira tagliente.
Il titolo dell’opera, “Elogio della follia”, rivela la sua doppia valenza: non solo celebra la follia stessa, ma può anche essere interpretato come un elogio a Moro. Il libro sorge dopo un periodo di malattia e di riposo forzato che costringono Erasmo a letto, facendogli sperimentare momenti di pace e solitudine che lo inducono a riflettere sulla vita e sulla natura umana.
Ciò che emerge da queste circostanze è diventato un classico della letteratura mondiale, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1511 e successivamente tradotto in molte lingue e diffuso in vari paesi, nonostante l’incredulità dell’autore stesso, che aveva scritto l’opera per sé stesso e per i suoi amici, per puro divertimento. Tuttavia, “Elogio della follia” ha ispirato lettori di tutte le epoche, incluso il compianto Silvio Berlusconi, che ha curato una speciale edizione del libro con una densa prefazione.
La prefazione di Silvio Berlusconi è stata un omaggio profondo a “Elogio della follia”. Nel 1990, ha dedicato uno spazio all’opera nella sua collezione di classici, scrivendo anche una prefazione personale:
“All’università, un caro amico mi fece conoscere ‘Elogio della follia’. Avevamo avuto una discussione accesa in cui mi aveva più volte definito visionario, anche se non ricordo il motivo preciso. Il giorno dopo mi fu recapitata una copia del capolavoro di Erasmo in un’edizione Einaudi, con una dedica singolare: ‘Vedrai che ti ci ritrovi’.
Iniziai a leggerlo e fui subito catturato dalla meravigliosa dedica a Tommaso Moro, che conoscevo già per ‘Utopia’. Non riuscivo a smettere di leggere fino all’ultima riga della splendida e autoironica conclusione.
Oltre allo stile brillante, sostenuto da un’intelligenza straordinaria e da una vasta erudizione, ciò che mi affascinò in particolare nell’opera di Erasmo fu la tesi centrale della follia come forza vitale creativa: l’innovatore è tanto più originale quanto più la sua ispirazione proviene dalle profondità dell’irrazionale. L’intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita inizialmente come priva di senso, persino assurda.
Solo in seguito viene riconosciuta, accettata e talvolta abbracciata da coloro che inizialmente la contrastavano. La vera saggezza genuina risiede quindi non in un atteggiamento razionale che si conforma alle premesse e risulta sterile, ma nella “follia” lungimirante e visionaria.
Tutti noi abbiamo sicuramente riscontrato più volte la profonda verità di questa tesi. Nella mia vita di imprenditore, sono stati proprio i progetti ai quali mi sono appassionato contro l’opinione di molti, anche cari amici, che hanno avuto i maggiori e più significativi successi.
Ma “Elogio della follia” è uno dei pochi libri che, sin dalla prima lettura, tengo sempre a portata di mano. Offre molte altre chiavi di lettura, come ogni vero capolavoro. Di recente, ho apprezzato particolarmente l’eccezionale abilità comunicativa che traspare dall’opera.
L’uso istintivo e maestrale delle battute argute, degli aforismi, delle immagini incisive e del tono leggero e scherzoso per affermare verità anche amare e sostenere posizioni morali coraggiose. È un libro che va oltre il tempo, da rileggere anche oggi, non solo per divertimento, ma anche per apprendimento, sia per lo studioso che per l’uomo d’azione.
“Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam immagina che la Follia sia una dea che, di fronte a una piccola folla meravigliata, illustra i numerosi e preziosi benefici che riceve dalle sue mani e come, senza il suo intervento, la vita non sarebbe né piacevole, né conveniente, né sopportabile. Dall’alto del suo piedistallo, la Follia dipinge un quadro immortale dell’umanità, passando in rassegna i vizi incarnati in diverse categorie di persone e personaggi, senza risparmiare re e papi, attraverso una satira feroce che colpisce in ogni epoca.