Di Giacomo Barelli
Utilizzare la questua milionaria organizzata in tutto il mondo cattolico il 29 giugno di ogni anno per finanziare investimenti spregiudicati della Segreteria di stato del Vaticano all’insaputa del Papa.
Questo in sintesi la “confessione” di Monsignor Angelo Perlasca, un alto prelato, comasco di 59 anni per molti anni a capo dell’ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato e braccio destro alla segreteria di Stato Angelo Becciu, il cardinale al centro dello scandalo del palazzotto inglese ai Sloane Avenue acquistato per i noti 300 milioni. Sarebbe lui l’uomo del mistero e, al tempo stesso, l’angelo caduto e la gola profonda dello scandalo che ha fatto mozzare la testa di mezza segreteria di Stato vaticana.
Le sue imprese, che hanno fatto infuriare il Papa, sono narrate ottimamente nel libro-inchiesta “I mercanti nel tempio” (Solferino pp 258, euro 17) scritto dai giornalisti Mauro Gerevini e Fabrizio Massaro. Gli autori forniscono particolari inediti su come il Vaticano sia riuscito a bruciare la metà del famoso “obolo di San Pietro”, ossia le offerte annuali dei fedeli, in uno sconcertante crescendo di sprechi e incompetenze che parte dall’impenetrabile “Sezione affari generali della Segreteria di Stato” guidata per anni dal cardinale Becciu e arriva fino al conto personale del Papa.
È la prima inchiesta giornalistica sui fondi riservati del papa: dal giallo dei duecento milioni di dollari per comprare un palazzo a Londra alle rivelazioni del banchiere segreto del Vaticano. Un tesoro nascosto, fuori da ogni controllo contabile e amministrato da un gruppo ristretto di alti prelati e fiduciari, raccolti dietro un’insegna burocratica: Ufficio Affari Generali della Segreteria di Stato. Fonti inedite e testimonianze di insider, documenti interni della Segreteria di Stato, carte dell’inchiesta penale costruiscono una trama che sembra quella di una fiction. Invece è realtà.
In tale contesto Perlasca, oggi pentito, avrebbe descritto il suo ex superiore come “preponderante nella Segreteria di Stato” scaricandogli di fatto addosso ogni responsabilità nello scandalo della Santa Sede. Becciu, per Perlasca, avrebbe avuto buon gioco sin dall’inizio a conquistarsi la fiducia del personale della Segreteria di Stato con “il suo modo pacato e cortese di impartire gli ordini e la sua capacità di evitare scontri diretti”.
Una bella compagnia di galantuomini, insomma finanzieri spregiudicati, cardinali, monsignori, funzionari della Santa Sede e centinaia di milioni di offerte dei fedeli svanite tra investimenti temerari e commissioni pagate a intermediari affamati, svelata da Perlasca che un articolo di stampa ha definito una sorta di “Buscetta col turibolo”.
Il libro di Massaro e Gerevini inoltre ci descrive lo stereotipo dell’amministratore vaticano-tipo: privo di competenze specifiche, facilone se non in malafede, sempre borderline tra l’interesse dell’anima e quello del portafoglio, in grado di affossare i bilanci con la stessa facilità con cui sgrana il rosario. A ciò si aggiungono racconti tratti dal l’inchiesta al limite del grottesco, come quando due dei protagonisti che hanno appena beffato il Vaticano, festeggiano in un noto ristorante romano dal nome emblematico: I due ladroni… Un libro inchiesta “I mercanti nel tempio” che è il racconto di uno scandalo scoppiato nell’ottobre 2018 e che ha spinto anche Papa Francesco a voler far chiarezza sulla gestione dei fondi, spesso segreti, del Vaticano.
I mercanti nel tempio. Inchiesta sull’Obolo di san Pietro e i fondi riservati del Vaticano
Mario Gerevini e Fabrizio Massaro
Solferino