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“Come in cielo così in mare”, la terra natia ed un oscuro segreto di famiglia

Come in cielo così in mare, romanzo di esordio del giovane scrittore sardo Giovanni Gusai, edito per i tipi di SEM, si annuncia come un interessante prova d’autore. Fa da cornice “un’isola che muore”, la Sardegna, con tutta la sua arcana magia e, sullo sfondo, il mistero non ancora svelato che circonda la famiglia del protagonista

di Mimmo Cacciola

Una storia come tante, fatta di normalità e di immigrazione: quella nostra, interna, italiana. Padre sardo e figlio neolaureato in architettura. Una storia banale, se non fosse per il modo con cui si insinua tra le pieghe della nostra curiosità di lettori accaniti. Una storia che si intitola Come in cielo così in mare (Editore SEM Pagine 240, € 16,00) frutto del lavoro e della fatica di un giovane autore al suo romanzo di esordio, Giovanni Gusai, che ha tutta l’aria e la voglia di stupirci.

Antine è un ragazzo come tanti, – leggiamo nel risvolto di copertina – ha ventotto anni e vive a Milano, dove ha studiato architettura. Quando finalmente si laurea, dopo una notte di festeggiamenti sfrenati, rientra a casa all’alba. Ad accoglierlo ci sono i suoi genitori, che gli comunicano la morte della nonna mai conosciuta. Il padre, infatti, negli ultimi trent’anni non è mai tornato nella sua terra, la Sardegna. Così Antine e la sua famiglia partono in nave verso l’isola per assistere al funerale. Il ragazzo, però, incuriosito da quel luogo sconosciuto ma in qualche modo familiare, decide di fermarsi lì, da solo, nella casa del nonno. Riavvia il suo vecchio 126, trova un lavoretto estivo e si stabilisce nel paesino di Locòe, dove gli abitanti mormorano e si chiedono perché il figlio di Salvatore sia ancora lì, visto che suo padre, assente per anni, è subito ripartito”.

Fin qui tutto bene, un antefatto come tanti che inizia lentamente, come in una danza seducente, a stuzzicarci. Ma è il mistero quello che vogliamo, che andiamo cercando tra le pagine e che si annuncia negli odori, nei colori, nei silenzi, nelle ombre e nelle pieghe dell’anima sarda.

Ben presto Antine – proseguono le note – capisce che c’è un segreto intorno alla sua famiglia. Per scoprirlo dovrà restare e mettersi alla ricerca della verità e di se stesso. Il romanzo d’esordio di Giovanni Gusai getta un ponte sull’incomunicabilità tra generazioni, tra chi è partito e chi è rimasto. Un silenzio che può essere interrotto solo da una nuova umanità che riscopra quei valori atavici che sono ancora dentro di noi, anche quando non ce ne accorgiamo. Una storia che parla di appartenenza, distanze e coraggio a dei giovani sempre in viaggio, lontani da un’isola che muore spopolandosi”.

E torniamo sempre al tema dominante. Quello scontro generazionale che ci vuole uomini, da Edipo ad Amleto, passando per Guerre Stellari giù fino ai giorni nostri. Nulla mai cambia solo si trasforma, come per Antine chiamato a sua volta e districare i nodi del suo dna isolano.

Forse la salvezza è nel guardare in faccia le cose e non solo la morte: riscoprire ciò che ci appartiene anche tra le distrazioni del quotidiano o solamente lontani per latitudine geografica e per destino. Questo, cerca Antine e quelli come lui, sempre a caccia di risposte e di domande, con l’animo in viaggio ed il futuro in tasca, giusto il tempo per fermarsi a respirare un poco di salsedine nell’isola che non c’è e che non vorremmo morisse mai.

Giovanni Gusai (Nùoro, 1987) legge, scrive e vive in Sardegna. Un suo racconto breve, Metallo pesante, ha vinto il premio Giulio Angioni. Come in cielo, così in mare è il suo primo romanzo.

Giovanni Gusai
Come in cielo, così in mare
SEM, 2021

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