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Clodio, il rivoluzionario dall’animo sensibile che cercò di cambiare Roma

Di Giuseppe Romito

La figura storica di Clodio, tra ombre e luce di questo personaggio controverso, emerge da questa realtà romanzata con tutte le sue contraddizioni di uomo di potere, in una Roma corrotta e spregiudicata. La sua umanità non ne esce senza macchia ma é riscattata dalla consapevolezza del suo operato. La storia che viene mostrata non è quella delle congiure, delle guerre, delle invasioni, e neanche la storia di una vita, per quanto singolare sia la biografia di Clodio, ma il racconto interiore di una compromissione. Incredibile come l’autore abbia capito l’intimo umano, come sia riuscito a mostrarcelo in tutte le sue sfumature e contorsioni. Le ultime pagine sono di una straordinaria intensità, una conclusione perfetta e spietata alla caduta morale del protagonista.

Il Clodio delle prime pagine è un personaggio anticonformista che soffre per lo stato di inferiorità personale e sociale in cui si trova a vivere. Non è il capofamiglia, in quanto ha un fratello maggiore “tradizionalista”. Viene ben presto messo sotto accusa per il proprio comportamento licenzioso. Vede le ipocrisie della società e il controllo esercitato dai potenti sulla plebe oppressa; prevaricazione sociale oltre che culturale.

Clodio, che dietro un’apparenza scandalosa nasconde un animo sensibile e autenticamente interessato alla Verità, inizia quindi un percorso che lo porterà, come ci insegna la Storia, ad un tribunato della plebe dai tratti, per l’epoca, decisamente rivoluzionari.
Publio Clodio Pulcro, il nome completo, ha senza dubbio goduto di una pessima fama, dovuta anche all’avversione degli storici successivi per un agitatore quale egli fu percepito da molti. L’autore non si ferma a questa “patina” interpretativa ma restituisce un carattere profondo, che vive momenti di scoramento ed esaltazione.

“…Se adesso riesaminava le sue azioni, doveva confessare a sé stesso di aver desiderato diventare tribuno della plebe per i motivi sbagliati. «È così», pensò con lucidità. «Ero spinto soprattutto dall’orgoglio, dalla vanità, dal desiderio di vendicarmi di Cicerone e di tutti quelli che erano venuti in massa ad assistere alla mia rovina. E per come stanno le cose ora», seguitò a pensare, «sarebbe molto più conveniente per me intraprendere una strada diversa, meno tortuosa»…”
Ciò conferisce al personaggio una notevole tridimensionalità psicologica, perché quello che gli accadde nel mondo esterno si riflette nella sua interiorità e viceversa. Ed è proprio in tal modo che l’autore, come ho detto nell’introduzione, riesce a trasmetterci un messaggio dal valore assoluto, che trascende la particolare vicenda storica narrata.

Particolarmente attuale è la fine di un discorso che Clodio compie al suo servo Fileno.
“La verità deve essere sepolta in una caverna, e le menzogne in bella vista alla luce del sole”

G. Meddei
Clodio
Navarra Editore, 2021

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