La Svedese, ragazza di borgata pronta ad un’inarrestabile ascesa criminale
È in libreria La Svedese, l’ultimo romanzo di Giancarlo De Cataldo per i tipi di Einaudi. Altra storia da romanzo criminale che vede l’ascesa inarrestabile di una ragazzina di periferia versoi piani alti della malavita romana. Tra sogni impossibili, quotidianità violate, miseria, ignoranza, soprusi e voglia di riscatto
di Mimmo Cacciola
Giancarlo De Cataldo confeziona un altro noir esistenziale per raccontarci della ascesa criminale di una ragazzina di periferia soprannominata Sharo. Il romanzo, che si intitola La Svedese (Editore Einaudi, Collana Stile libero big, Pagine 240, € 17,10) per via dei somatici tratti della giovane protagonista e che diventerà il vero soprannome, narra dell’ascesa criminale di Sharon ragazzina di periferia catapultata dentro ai vortici infernali della mala romana.
“Roma non ha più un padrone, – si legge nelle note editoriali – ognuno può prenderne un pezzo. Lei lo ha fatto. Era una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. Poi ha afferrato un’occasione, ed è diventata la Svedese. Sharon, detta Sharo, poco più di vent’anni, bionda, alta, magra, la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Vive in periferia con la madre invalida e ha bruciato un bel po’ di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi. Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d’occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio. Lì, in quell’ambiente, nella zona oscura della città, nessuno la chiama più con il suo nome. Per tutti è la Svedese”.
La Svedese è, allora, il prototipo moderno ed attuale di quella gioventù perduta de noaltri che, quasi cinquanta anni, fa Pasolini andava querelando mettendoci in guardia tutti. Quella deriva di una umanità strappata alla purezza ed ai valori fino ad allora conservatesi e sempre più in cerca di un fittizio benessere ad uso e consumo di una corruzione morale irreversibile e dai tragici risvolti esistenziali.
“A mano a mano – si legge nel testo di De Cataldo – che la mezzanotte si avvicinava, la foresta dei tetti si andava popolando di gente, e dall’orizzonte si intensificavano i bagliori e cresceva lo scoppiettante concerto dei botti. Le autorità avevano vietato di sparare, e Roma tutta sparava; le autorità avevano vietato gli assembramenti e le terrazze brulicavano di umanità”.
Giancarlo De Cataldo, classe 1956 è nato a Taranto. È magistrato, drammaturgo, sceneggiatore. Ha scritto molti romanzi, tra i più noti Romanzo criminale, edito nel 2002 per Einaudi e vincitore l’anno successivo del Premio Scerbanenco: da questo libro Michele Placido ha tratto un celebre film, seguito poi da una serie tv. De Cataldo, collabora a quotidiani e a riviste: «la Repubblica», «Il Messaggero», «L’Unità» e «Corriere della Sera Magazine». Nel giugno del 2007 esce nelle librerie Nelle mani giuste, ideale seguito di Romanzo criminale, ambientato negli anni ’90, dal periodo delle stragi del ’93, a Mani Pulite e alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Nel 2009 esce per Einaudi La forma della paura, scritto a quattro mani con Rafele Mimmo. Dell’anno successivo è Il padre e lo straniero, sempre per Einaudi. Nel 2012 esce Io sono il Libanese, e nel 2013 De Cataldo firma con Gianrico Carofiglio e Massimo Carlotto un volume di racconti intitolato Cocaina, pubblicato da Einaudi Stile Libero. Sempre del 2013 è Suburra (Einaudi), di cui è autore insieme a Carlo Bonini.