Il 20 giugno del 1995 si spegneva a Parigi Emil Cioran, famoso filosofo, saggista e aforista rumeno. Vogliamo ricordarlo esplorando uno dei suoi libri più acclamati, intitolato “L’inconveniente di essere nati”.
Nel suo libro, Cioran si muove con brutalità e delicatezza, usando frasi che tagliano come lame affilate. Non si concentra solo sui “problemi” come fanno molti filosofi, ma si interroga sulle “cose” stesse, come fanno coloro che realmente pensano. Tra queste cose, si sofferma su un unico tormento che non smette mai di affliggerci e travolgerci: il mero fatto di “essere nati”, la rinuncia primordiale che costituisce la nostra esistenza. In questo libro, Cioran si avvicina a certi temi e ad alcune prospettive radicali dei buddhisti.
Forse è proprio questa svolta verso l’Oriente, con la sua asciuttezza di fronte alle questioni ultime, che gli permette di trovare una voce aspramente idiosincratica, una marcia insofferente verso tutto, ma soggetta a “accessi di gratitudine per Giobbe e Chamfort, per la vociferazione e il vetriolo”. È come una lunga passeggiata notturna da cui nasce e si sviluppa questa sequenza di aforismi, annotazioni, aneddoti, un tentativo di fuga “dalla Specie, da questa turpe e immemoriale folla”.
“L’inconveniente di essere nati” rappresenta il simbolo della filosofia di Cioran. L’autore afferma: “Fin dall’infanzia percepivo il fluire del tempo indipendente da ogni riferimento, da ogni azione e da ogni evento, la separazione del tempo da ciò che non era tempo, la sua esistenza autonoma, il suo statuto singolare, il suo dominio, la sua tirannia. Ricordo chiaramente quel pomeriggio in cui, per la prima volta, di fronte all’universo vuoto, non ero altro che una fuga di istanti ribelli che ancora non avevano adempiuto alla loro funzione particolare. Il tempo si separava dall’essere a mie spese.”
Quest’opera può essere considerata il fulcro delle speculazioni filosofiche di Emil Cioran. Definito dall’autore stesso come la sua opera più importante e amata tra le numerose concepite, questo libro racchiude in dodici capitoli aforismi che sembrano frammenti di vita, a tratti inquietanti, a tratti emozionanti, che spingono a profonde riflessioni.
Il titolo del libro nasce dalla visione di Cioran di una donna incinta in visita al cimitero. “L’inconveniente di essere nati” è un’opera cinica e pessimistica che ci immerge nella vita dell’autore e ci fa sentire parte della sua esperienza, frammenti di una riflessione che si svela attraverso gli aforismi e rimane impressa nella mente per giorni, rivelando il volto spietato dell’esistenza.
Emil Cioran, filosofo e saggista, è un maestro indiscusso dell’aforisma, a cui ha affidato tutti i suoi pensieri, creando un’opera tanto frammentaria quanto affascinante. Nato a Rasinari (Sibiu) in Transilvania l’8 aprile 1911, da un padre prete ortodosso e da una madre molto attiva nella comunità religiosa locale, Cioran ha trascorso la prima parte della sua vita in Romania e ha ottenuto una laurea all’Università di Bucarest. Successivamente, grazie a una borsa di studio, si trasferisce a Parigi, dove non farà più ritorno alla sua terra natale. Ha adottato il francese come lingua privilegiata per i suoi discorsi e saggi. Cioran deve molto alla Francia e al contatto con i filosofi francesi. Sebbene possa essere considerato vicino al pensiero esistenzialista, si distanziava dal movimento esistenzialista francese rappresentato da Simone De Beauvoir e J.P. Sartre, poiché rifiutava il suo impegno politico.
Il pensiero di Cioran è stato influenzato da Nietzsche, Schopenhauer e Leopardi, attraverso i quali ha modellato il suo nichilismo e pessimismo. Scriveva per sé stesso, per alleviare la sua sofferenza, e il suo stile profondamente emotivo derivava da un’insonnia costante che lo ha portato sull’orlo del suicidio.