Archy, piccola ed indifesa faina, nata debole nella giungla dell’esistenza
Bernardo Zannoni con I miei stupidi intenti, edito per i tipi di Sellerio, oltre ad essere un romanzo di esordio che sta facendo parlare tutti, non solo il mondo degli addetti ai lavori, ha già portato a casa alcuni prestigiosi premi. Narra le vicende di una faina e di un mondo crudele e selvaggio che, visto attraverso la cartina di tornasole della metafora, ci riguarda tutti da vicino. Non male per un giovane autore di soli venticinque anni.
di Mimmo Cacciola
Bernardo Zannoni, giovane promessa della letteratura nostrana – ha solo venticinque anni – firma il suo romanzo di esordio dal titolo I miei stupidi intenti (Editore Sellerio Palermo, Collana Il contesto, Pagine 252, € 16,00) e come lui stesso afferma “combina subito un casino”. Certo tutti quelli che scrivono o hanno ambizioni a farlo vorrebbero farne a pacchi di simili casini, visto poi i risultati: Vincitore del Premio Campiello 2022 – Premio Bagutta Opera Prima 2022 e Premio Salerno Letteratura 2022. Ma di cosa parla questo romanzo-esordio-rivelazione: pare si tratti di una favola moderna che ha per protagonista una faina nata debole in un bosco crudele e feroce ed affidata dalla madre in cambio ad una vecchia volpe che le farà da istitutrice
“Questa è la lunga vita di una faina, – si legge nelle note editoriali – raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall’uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d’inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usano i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d’altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall’istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina”.
Ecco allora che in questo mondo animale e vegetale, dentro al quale anche noi umani ci dibattiamo, seguendo le vicende della piccola faina debole troviamo, qualcosa di noi stessi che non solo finisce per svelarci ma che finisce anche per umanizzare Archy.
“Questi cambiamenti – si legge ancora nella presentazione – sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un’anomalia. A contraltare, tra le pagine di questo libro, il miracolo di una narrazione trascinante, che accompagna il lettore in una dimensione non più umana, proprio quando lo pone di fronte alle domande essenziali del nostro essere uomini e donne. I miei stupidi intenti è un romanzo ambizioso e limpido, ed è stato scritto da un ragazzo di soli venticinque anni. Come un segno di speranza, di futuro, per chi vive di libri”.
Ecco cosa dice la stampa, ne riportiamo uno su tutti, di questo interessante romanzo di esordio, quello di Marco Missiroli:
“La storia di un animale, di una faina che scopre il mondo, le sue verità e le sue menzogne. Come fosse un personaggio strappato a Camus, e al tempo stesso a un film della Pixar. Un esordio sorprendente. Esistono vari modi di strillare un libro magnifico. Ma solo un modo è giusto per “I miei stupidi intenti”: leggetelo, leggete questo romanzo in stato di grazia”.
Bernardo Zannoni, classe 1995 è nato e vive a Sarzana. Con I miei stupidi intenti (Sellerio 2021), il suo primo romanzo, ha vinto il premio Campiello 2022. «Non me l’aspettavo, questa è la mia opera prima e ho già fatto un casino – ha dichiarato lo scrittore – Ho cominciato a ventuno anni, poi ho interrotto e quindi ripreso questa storia ambientata in un bosco dove gli animali si comportano come uomini. Volevo fare un romanzo su una volpe, le faine sono un po’ come le volpi, ma meno conosciute e così ho pensato: perché non una faina? È più originale, meno scontata.»