Di Giovanna Nuvoletti
La musica è finita col ventesimo secolo. Hai ragione, hai più che ragione caro Giorgio, fratello minore mio nell’anima.
La musica, quella che disegna la mente e il cuore per sempre, se ne è andata via. Ora resta solo lo spettacolo spettacolare e spettacolato di gente che suona e canta.
Hai scritto un gran bel libro, caro Cavagnaro, sensibile e feroce. Hai disegnato un percorso di vita attraverso canzoni e film, con parole precise e appassionate. Un percorso non solo tuo, ogni lettore o lettrice può incrociarvi il proprio, anche se è nato in questo secolo – perché qui trova una lettura, un modo di saper ascoltare e guardare, che appartiene a chiunque sia titolare di un cuore e di una mente.
Già mi ha colpito la tua scoperta di Mina a sei anni – io ero più grandicella e ancora era lontano il giorno in cui ci saremo incontrati e riconosciuti. Hai riconosciuto subito la sua voce cristallina e ribelle, perché il tuo orecchio aveva già uno sguardo profondissimo. E, per quanto tu fossi romano, hai capito subito lo spirito di Giorgio Gaber, e sei impazzito per “La ballata del Cerutti”.
I Beatles, Bob Dylan, e anche New Dada, da te raccontati sono poster appesi sulle pareti del mio cervello per sempre. Le 3.000 lire che hai speso per “Aftermath” dei Rolling Stones, avrei quasi voglia di rifondertele, le meriti.
Hai scritto una storia degli ultimi quarant’anni del ‘900 in 176 pagine svelte e frementi. Gli amori, i dolori, la politica tutto qui suona e canta.
Io e te abbiamo persino avuto un amore in comune: che, nelle tue parole, “aveva la voce e la presenza abbagliante di Annie Lennox, dea androgina di Aberdeen, Scozia”. E qui le note di “Sweet dreams” resuscitano vibrando nelle mie notti ormai vuote e bianche. Forse sono ancora viva. Può darsi.
Sei davvero bravo a scrivere, Giorgio, lo posso dire io che sono epigona fra i tuoi scopritori – e pertanto incoraggio i lettori di questa mia capricciosa recensione a procurarsi al più presto il tuo libro. Posso garantire loro che a ogni pagina scopriranno una nota, un’eco, una scintilla delle emozioni più forti abbiano mai vissuto nella loro gioventù, e oltre. Ritroveranno se stessi anche se – putacaso – i loro gusti musicali non combaciassero in tutto e per tutto coi tuoi; perché nelle tue pagine c’è inciso, impresso a fuoco, il sapore irripetibile della vita. Della musica. Della musica della vita.
Giorgio Cavagnaro
La musica è finita
Dante Alighieri, 2021