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Luci ed ombre del giornalismo italiano: la sottile linea tra verità e bugia

È appena uscito l’ultimo romanzo di Remo Bassini, prolifico autore di Cortona, edito da Golem Edizioni. Si intitola Forse non morirò di giovedì. Nelle 192 pagine che lo compongono indaga non solo la cronaca, quanto il mestiere che c’è dietro per raccontarla. Tra sacrifici e finzione, verità e bugia, violenza ed amore

di Mimmo Cacciola

Si può e si deve parlare di giornalismo anche col pretesto di una fiction letteraria. E’ quanto ha pensato bene di fare Remo Bassini che di giornalismo se ne intende. Lo ha fatto col suo ultimo romanzo dal titolo Forse non morirò di giovedì (Editore Golem Edizioni, Collana Mondo, Pagg. 192 , € 15,00) nel quale racconta col pretesto di un fatto di cronaca, il mondo tra luci ed ombre del giornalismo di provincia.

Riunione di redazione: davanti al direttore Sovesci – si legge nelle note editoriali – , i suoi nove giornalisti. Siamo in un giornale di provincia. Arriva una notizia strana. Due uomini, forse due gay, di notte, in un parco, sono stati picchiati da quattro teppisti. Il direttore Sovesci dà indicazioni su come approfondire la notizia, poi lascia la redazione perché ha un appuntamento. Una sua ex giornalista, Caterina, che lavora in televisione, vuole intervistarlo. È un uomo solo. La moglie lo ha lasciato, è convinto che il giornale sia la sua seconda casa. L’azione si svolge in dieci giorni. Il romanzo è inframmezzato da spezzoni intervista rilasciata a Caterina, in cui Sovesci parla del giornalismo di bottega, quando l’unico mostro tecnologico conosciuto e utilizzato in redazione era il fax, e del giornalismo libero”.

C’è, poi, quel giornalismo di bottega che non esiste più e di cui, nostalgia a parte, forse ne avremmo bisogno. Ci serva da lezione cosa dice Stefano Pioli sul blog di Obliettemagazine.com:

“Il romanzo di Remo Bassini è un thriller, il cui scioglimento porta all’identificazione di chi vuole occultare la Verità. La narrazione è in terza persona, ma il protagonista che vive al presente, pagina per pagina, è un io narrante ad honorem: se non ci fosse Sovesci, in un perenne e instabile equilibrio tra azioni e pensieri, non ci sarebbe alcuna storia. Egli da sempre si sforza d’intravedere la verità in fondo al pozzo, senza timore di sfracellarsi. Anzi, si sfracella ogni volta, rialzandosi ogni volta, come se niente fosse, o quasi. Sovesci è un eroe con le costole gravemente incrinate. Lottare per la Verità significa essere questa sorta di eroi, in un mondo fondato sulle menzogne, dove chi, mentre inganna il prossimo, non vede l’ora di correre a vantarsi a migliaia di chilometri di distanza, e che senz’altro troverà sempre qualcuno che saprà riconoscere il suo orrido genio”.

Ancora Sovesci eroe incarna il giornalista tutto di un pezzo, nonostante la guerra in casa dei colleghi e la ricerca costante della verità in cui credere.

A pagina 48, – leggiamo ancora tra le righe firmate da Stefano Pioli – alla domanda se la sua redazione fosse composta da persone libere, Sovesci risponde: Questa domanda me la pongo ogni giorno. Esistono vari tipi di giornalisti e sono elencati a pagina 53 e 54. Quello che più mi affascina è il giornalista che si fida solo di quello che sente e vede, ed è il migliore, perché sarà il più attento. Il miglior giornalista è quello che ha il coraggio di alzare la mano e di chiedere spiegazioni, quello che non dà confidenza a nessuno. Ancora, nelle pagine successive la discussione fra il direttore del giornale e il maresciallo dei Carabinieri: Tu credi nello Stato, nella giustizia, nell’Arma. Io credo nel giornalismo e nella libertà. Sai dove sta l’errore. Nel verbo credere”.

Remo Bassini è nato a Cortona, vive a Vercelli. Ha un passato da operaio, portiere di notte, studente lavoratore, giornalista. Ha diretto per dieci anni il bisettimanale storico di Vercelli, La Sesia, e ha collaborato con diverse testate (L’indipendente, Il Corriere nazionale, Il Fatto). Attualmente dirige il giornale on line Infovercelli24 e ha un blog su Il Fatto quotidiano. Ha pubblicato Dicono di Clelia (Mursia, 2006), Lo scommettitore (Fernandel 2006), La donna che parlava con i morti (Newton Compton 2007), Bastardo posto (Perdisa Pop, 2010), Il monastero della risaia (SenzaPatria 2010), Vicolo del precipizio (Perdisa Pop 2011), Buio assoluto (Historica, 2015), Vegan. Le città di Dio (Tlon, 2016), La notte del santo (Fanucci, 2017), La donna di picche (Fanucci, 2019).

Remo Bassini
Forse non morirò di giovedì
Golem Edizioni, 2021

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