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Dopo una salita c’è sempre una discesa, l’importante è andare avanti.

I tre rintocchi inesorabili. Il carro funebre: una presenza effimera, al pari di un’onda marina, che quando arriva sulla battigia infrange ogni cosa; ma poi si ritira portando via tutto. Così quel mezzo silenzioso, giungendo sul sagrato, scandisce l’inizio della fine. Al temine della funzione religiosa, il carro nella sua immobilità, fagocita la salma e tutte le lacrime presenti. Poi l’ultimo rintocco. Quel pachiderma scuro, colmo d’oblio, riparte scollegando l’account del defunto dal browser dei viventi. Il congiunto rimasto solo, bagnato dai ricordi, rimane aggrappato a quel taccuino, afflitto di firme doloranti.

Vi sono storie che si possono osservare solo da lontano, e la ragione è soltanto fisica: la pupilla ora si allarga, ora si restringe, in funzione della luce a cui è sottoposta. Solo il tempo potrà mettere a fuoco il bagliore che emana una persona speciale. Poche le alternative: nel breve è possibile tendere l’orecchio, per ascoltarne il battito del cuore. Oppure, quando costei, nuda, sale in cielo, puoi osservarla per l’eternità nel buio della notte. Stella d’autunno.