Forse è tutto già scritto o almeno ci spero. Penso che il Dio più lontano e più Buono non potrà salvarmi da ciò che mi è stato destinato e che due mani non potranno mai spogliarti quanto gli occhi del tuo Destino. E poi penso che la carne non potrà mai battere l’anima e che un cuore può battere così forte senza ucciderti, ti fa provare l’ebrezza della morte ma non ha ancora finito con te. E poi penso che ci sono profumi che non ti togli da dosso con niente, ti entrano nella testa, nelle viscere, diventano la tua aria. La tua normalità. Che ci sono posti che ti dicono che strada devi prendere. Posti che ti insegnano nuovi colori. E poi penso che i colori siano il regalo più bello di quel Dio lontano e buono che non può salvarti ma che cerca di rallegrarti. E poi penso che ci sono luoghi e cose che ti sono destinati, elementi di una scena già scritta, pensata in ogni minimo particolare. Dal colore delle lenzuola alla signora che pronuncia qualcosa di indecifrabile in una soleggiata mattina della tua ordinaria routine. Poi penso anche che la vita sia solo una palestra per l’anima (ma questo l’avrò letto in qualche libro di Brain Weiss). E poi penso che non capisco il troppo. Penso che viviamo tanto, ma male. Iniziamo ad apprezzare la bellezza solo quando questa non è più nostra come prima. Penso che vorrei apprezzare le cose come le apprezza mia nonna. Penso che si dovrebbe iniziare dalla fine. Penso che la morte ci spaventi così tanto perché ci ricorda che non abbiamo vissuto bene.