Di Antonio Capitano
Il risvolto è un’umile e ardua forma letteraria che non ha ancora trovato il suo teorico e il suo storico. Per l’editore, spesso offre l’unica occasione per accennare esplicitamente ai motivi che lo hanno spinto a scegliere un certo libro. Per il lettore è un testo che si legge con sospetto, temendo di incontrarvi un subdolo imbonimento». Questa affermazione di Roberto Calasso, più o meno condivisibile, ci consente di affrontare la recensione di un bel volume, “tra il suo teorico e il suo storico”, partendo proprio dalla onesta sintesi di un risvolto che il recensore annota quale efficace storyboard recante immagini all’interno delle parole. Accade, quindi, di assistere a una pellicola narrata sin dalle prime pagine appassionanti, da svelare lentamente, per affrontare la scena con quel gusto di scoperta che assomiglia alla sorpresa di trovarsi tra le mani delle carte da gioco, potenzialmente vincenti. Raccontare fatti è mestiere per pochi. Occorre, infatti, una miscela di conoscenza e sapienza, soprattutto quando l’oggetto della narrazione riguarda circostanze storiche da riportare alla luce o sotto una nuova luce. Quando è possibile abbinare tradizione e innovazione allora l’operazione editoriale diventa ancora più avvincente e qualificata. Apertura nella chiusura: questo in sintesi il raccolto del lockdown, attraverso comunicazioni sintetiche tramite smartphone, per dialogare, per accorciare ogni distanza e per confrontare e scrivere a quattro mani un libro che, sin dalla copertina e il suo risvolto, unisce stili e generazioni. Dalla parte di chi legge, si avverte allora il senso di questa operazione “iniziale”, pensando al “gran finale” con un messaggio forte e chiaro: la Comune la Parigi non è morta. Anzi gode di buona salute e di buona salute pubblica perché la storia insegna che certi modelli possono ripetersi esattamente come si sono ripetuti ben altri modelli, decisamente distruttivi.
Ecco, in questa circostanza emerge un termine che riesce a farsi strada da solo, come fiori tra l’asfalto o come resistenza agli urti del tempo o alle persone in “teoria” deputate a riempire quel tempo di significato. Costruzione è la parola giusta, quella che anima azioni e comportamenti. Quella che consente alla storia di esplicare il proprio corso, superando ostacoli o arrese. Nasce così un libro “sperimentale”, ma nasce esattamente come un libro da trovare in libreria con una sua confezione curata e gradevole e con 260 pagine appassionanti. Aspettando Il Gran Finale il lettore si gode questo dialogo unitario, queste due voci armonizzate, questo risvolto delle cose senza alcun subdolo imbonimento. E’ proprio l’idea a essere vincente. Chi scrive, prima dell’opera “completa”, ha avuto il piacere di leggerne un estratto così senza un apparente prima e dopo. Eppure quel testo si reggeva in piedi come la Colonna della copertina con una struttura ben definita e dunque quel prima e quel dopo erano stimolate dalla forza dell’immaginazione. E allora rispondendo agli autori è possibile affermare che l’impresa è doppiamente riuscita: sia quella raccontata, sia quella in corso di pubblicazione perché, cari e bravi Krill&Zon, il vostro libro merita di essere apprezzato da una platea ampia di lettori di quelli che abitano nel mondo delle dreamers’news, perché davvero l’immaginazione rende possibile la realizzazione. Nel frattempo, mentre si scrive, la Colonna Vendôme sta già planando sul Sacro Cuore…. mentre la vostra firma è già un marchio di quelli che durano per sempre. Come la Comune.
IL GRAN FINALE romanzo in corso di pubblicazione:
autori: Krill&Zon quattro mani e due generazioni.
Settantadue giorni di scrittura furiosa, collaborazione, discussione e affetto. E la voglia di dirlo ancora che la Comune non è morta