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«La lunga vallata», Steinbeck e l’istinto che porta alla salvezza

di Diana Ridini

Pubblicata per la prima volta nel 1938, «La lunga vallata» è tra le raccolte di racconti più note di uno degli scrittori statunitensi più acclamati da pubblico e critica. Forse, è la perfetta introduzione all’intera opera di John Steinbeck. Ambientate nella valle di Salinas in California, luogo d’origine dell’autore, dove vivono modeste famiglie di agricoltori, queste storie pongono l’accento su temi cari ad uno dei massimi esponenti della cosiddetta «generazione perduta»: la lotta per la conquista di un posto nel mondo, il gap tra città e mondo rurale, il divario tra braccianti e proprietari. 12 racconti in tutto, in un imprecisato tempo presente. Fatta eccezione per l’ultimo «Saint Katy the Virgin», che sullo sfondo vede il Medioevo. «Il pony rosso» è diventato un piccolo gioiello della letteratura, mentre «L’omicidio» ha vinto il prestigioso O. Henry Prize. Un classico da leggere.

I crisantemi, La quaglia bianca, La fuga, Il serpente, Il finimento, Il vigilante, Johnny Orso, L’omicidio, Santa Katy vergine, Il pony rosso sono alcuni titoli che caratterizzano «La lunga vallata», raccolta di racconti apparsi separatamente in varie riviste negli anni Trenta e messa insieme da John Steinbeck. Uscito dopo il grande successo di «Pian della Tortilla» (1935), il volume è diventato nel giro di poco un vero best seller. Ancora una volta protagonisti sono gli uomini, con i loro desideri e le inquietudini, guidati dalla logica della necessità, del bisogno. Emerge la brama di rivalsa. A dominare l’istinto (della collettività o del singolo) che porta alla salvezza.

La nuova edizione di Bompiani de «La lunga vallata» è un’occasione da non perdere. Steinbeck non si recensisce, si legge. Solo così si può cogliere tutta la rudezza della sua scrittura. Lo statunitense aveva letto i grandi classici, come «Madame Bovary» e «Delitto e castigo», e ricordando certe esperienze di lettura diceva una cosa pazzesca. Vale a dire: «Io li ricordo non come libri, ma come cose che mi sono successe, fatti personali». Significava che erano prove d’autore che l’avevano toccato nel profondo, dei viaggi interiori. Ed è proprio questo che lui stesso voleva fare, con i suoi romanzi, attraverso i suoi racconti. E «La lunga vallata», al pari di altri saggi, romanzi e racconti, come «Uomini e topi», «Furore», «La luna è tramontata» e «La valle dell’Eden» non fa eccezione.

John Steinbeck
La lunga vallata
Bompiani, 2017

Uno spirito ribelle che attraversa un secolo, da una pandemia all’altra

Quanto conosci l’italiano? Riesci a dire come si scrive aereoplano, areoplano o aeroplano?