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Nel libro dei Salmi, il versetto 58:11 recita: “Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli empi”. E quello successivo aggiunge: “Gli uomini diranno: c’è un premio per il giusto, c’è Dio che fa giustizia sulla terra!”. Queste parole evocano un’immagine potente e cruda della giustizia divina e della vendetta. Il desiderio di vendetta, sebbene eticamente controverso, è un sentimento umano profondo e difficile da ignorare, specialmente quando si è vittima di un torto irreparabile e si anela a infliggere lo stesso dolore al proprio aguzzino.
Questo tema complesso è al centro del nuovo thriller di Fabio Mazzeo, giornalista siciliano residente a Roma, che dopo il successo del suo esordio con La solitudine degli amanti (Cairo Editore, 2019), torna con 58:11 (CentoAutori). Il titolo, ispirato proprio dal salmo biblico, riecheggia nelle 397 pagine di questo romanzo, che si legge tutto d’un fiato.
La seconda di copertina offre un’anticipazione della trama: “Col ritrovamento del cadavere di Victoria, transessuale orrendamente sfigurato, ha inizio una discesa agli inferi. Le strade sono quelle di Roma, i palazzi quelli del potere. Niente è come sembra, tranne la violenza delle esecuzioni. Chi uccide, omicidio dopo omicidio, sta bombardando l’intero sistema. Per il magistrato Liliana Cannata un solo indizio a disposizione. E un solo uomo di cui fidarsi, l’ispettore Andrea Giannini, abile e malinconico, con indosso i segni di un antico tradimento e quelli della morte della compagna, Nina. Alleati e complici, i due dovranno superare il fine stesso dell’indagine per arrivare a qualcosa di molto più profondo: indagare la ferocia di cui è capace l’amore quando, animale ferito, si rivolta contro i suoi aguzzini, implacabile come il versetto biblico che dà il titolo al romanzo”.
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Il romanzo non si limita alla morte di Victoria: le vittime del vendicatore – o dei vendicatori – includono un magistrato, un medico legale con un passato oscuro e un militare della Finanza non proprio irreprensibile. Tutti sono eliminati con rituali simbolici che Cannata e Giannini devono decodificare.
C’è un filo rosso che collega queste morti misteriose, un processo su festini a base di coca e trans che coinvolge pezzi delle istituzioni e che si è concluso in un nulla di fatto. Il romanzo esplora l’arroganza del potere, la corruzione della verità, il tempo e le menzogne, offrendo uno spaccato che, pur nella sua intensità, non è così distante dalla realtà.
Mazzeo, con 58:11, ci porta nei meandri di una Roma violenta e indecifrabile, raccontando una storia di vendetta e giustizia che, seppur scioccante, rispecchia le sfide e le complessità del nostro tempo. Un thriller che affonda le radici nei sentimenti più oscuri e profondi dell’animo umano, regalando una lettura avvincente e ricca di colpi di scena.