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Il richiamo della natura: riflessioni sul “Sentiero Selvatico” di Matteo Righetto

Nel pittoresco scenario delle Dolomiti bellunesi, sorge il tranquillo borgo di Larcionèi, teatro di misteri e suggestioni che si intrecciano con le vicende umane, plasmando destini e permeando l’anima di una comunità sospesa tra leggende e realtà. È qui che si dipana la trama avvincente del romanzo di Matteo Righetto, “Il Sentiero Selvatico”, pubblicato con successo da Feltrinelli.

Il racconto si apre con la pioggia incessante che batte sulle antiche case di pietra, un preludio agli eventi straordinari che sconvolgeranno la vita di Katharina, affettuosamente chiamata Tina, e della sua famiglia. La misteriosa sparizione della bambina durante la messa del Giorno dei Morti, seguita dal suo ritorno il giorno seguente, porta con sé un’ombra di inquietudine e sospetto sulla sua persona. I paesani, già turbati da presagi sinistri, abbracciano la convinzione che Tina sia una strega, una sorta di stria rapita dagli spiriti maligni.

Tuttavia, al di là delle credenze popolari e delle superstizioni, il romanzo di Righetto si interroga profondamente sul potere devastante dello stigma sociale e sulle sue conseguenze sulla vita di un individuo. Tina, emarginata e segnata dalla fitta rete di pregiudizi che la circonda, affronta un destino segnato dalla solitudine e dall’isolamento, aggravato dall’arrivo della Grande Guerra che reclama anche suo padre.

È in questo contesto di dolore e segregazione che Tina trova conforto e consolazione nella natura selvaggia delle Dolomiti, che diventa per lei un rifugio, un compagno silenzioso capace di accogliere il suo spirito libero e indomito. Attraverso il richiamo del bosco, dei suoi odori e suoni, Tina intraprende un viaggio interiore alla ricerca della sua vera identità, una simbiosi con la montagna che la avvicina sempre di più alla sua essenza più autentica.

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Ma il romanzo di Righetto non si limita a essere una semplice cronaca di eventi passati. Essa offre una riflessione profonda sulle dinamiche sociali e culturali, sottolineando il conflitto tra l’omologazione imposta dalla cultura dominante e il desiderio irrefrenabile di preservare le proprie radici e identità. Il contesto storico della regione sudtirolese, con il suo amalgama di tradizioni ladine e influenze italiane, diventa lo sfondo perfetto per esplorare queste tematiche complesse.

Attraverso uno stile narrativo coinvolgente e ricco di suggestioni, Righetto cattura l’essenza di un’epoca e di un luogo, trasportando il lettore in un viaggio emozionante tra le vette maestose delle Dolomiti e i meandri dell’animo umano. “Il Sentiero Selvatico” si erge così non solo come un romanzo avvincente e coinvolgente, ma anche come una potente meditazione sulla natura dell’identità e sull’inestinguibile richiamo della terra che tutti portiamo dentro di noi, una voce che, anche nei momenti più bui, continua a sussurrare la sua melodia ancestrale.

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