Nel marzo scorso ha visto la luce un romanzo che ha scosso le coscienze e fatto riflettere sulla fragilità della memoria storica e sulla persistenza delle ingiustizie nel tessuto sociale. Si tratta di “La condanna”, l’ultimo libro di Walter Veltroni, che attraverso la penna di Silvia Grassi ha offerto una finestra su questa opera nella recente intervista sul profilo Instagram di Libreriamo.
Il fulcro narrativo di “La condanna” ruota attorno alla tragica vicenda di Donato Carretta, figura oscura dei giorni bui del secondo conflitto mondiale. Carretta, noto per essere stato direttore del carcere dell’Asinara e successivamente di Regina Coeli, divenne involontario protagonista di un evento che lo condusse alla sua morte il 18 settembre 1944.
Il contesto storico di quel giorno lo vide vittima di un tragico scambio di identità. Mentre si recava al processo in cui avrebbe dovuto testimoniare contro l’ex questore di Roma, Pietro Caruso, Carretta fu scambiato per quest’ultimo da una folla inferocita, composta anche da parenti delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Nonostante i suoi sforzi disperati per sottrarsi alla furia della folla, fu brutalmente linciato e gettato nelle acque del Tevere.
Attraverso le pagine di “La condanna”, Veltroni ci conduce in un viaggio nel passato, invitandoci a riconsiderare il destino di Carretta e il contesto sociale e politico che lo ha circondato. Il protagonista del romanzo, il giovane giornalista Giovanni, si trova immerso in un’indagine che non solo rivela le vicissitudini di Carretta, ma mette anche in luce i meccanismi di una società segnata dalla violenza e dall’ingiustizia.
Uno degli elementi chiave del romanzo è la capacità di Veltroni di tratteggiare una storia che, sebbene ambientata negli anni quaranta, riflette in modo inquietante le dinamiche e le tensioni della contemporaneità. Attraverso gli occhi di Giovanni, assistiamo alla rivelazione di una verità scomoda: la storia di Carretta, seppellita sotto strati di oblio e indifferenza, rimane sorprendentemente rilevante nel contesto attuale.
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Durante l’intervista su Libreriamo, Veltroni sottolinea la mancanza di un tributo tangibile a Carretta nella memoria collettiva italiana, un vuoto che “La condanna” cerca di colmare. Il romanzo si presenta quindi non solo come un atto di commemorazione, ma anche come un tentativo di riportare alla luce una pagina oscura della nostra storia nazionale, affinché le ingiustizie del passato non vengano dimenticate.
In conclusione, “La condanna” di Walter Veltroni si rivela non solo un’opera letteraria di grande valore artistico, ma anche un importante contributo alla riflessione collettiva sulla memoria storica e sulle dinamiche sociali che ancora oggi plasmano il nostro mondo. Con maestria narrativa, Veltroni ci invita a guardare al passato per comprendere il presente, affinché le lezioni della storia non vadano perdute nell’oblio dei secoli.