
Nel contesto della riforma delle pensioni che anticipa la manovra di Bilancio 2026, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha avanzato una proposta significativa che prevede l’accesso anticipato alla pensione a 64 anni. Questa iniziativa, che interessa anche i lavoratori del sistema misto, introduce l’utilizzo del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) nel calcolo della rendita pensionistica, modificando sostanzialmente le attuali modalità di uscita dal lavoro.
La proposta Durigon: anticipare la pensione integrando il Tfr
Attualmente, l’accesso alla pensione a 64 anni è riservato ai lavoratori del sistema contributivo, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995, a condizione che l’assegno pensionistico sia almeno triplo rispetto all’assegno sociale (1.616 euro). La novità proposta consiste nell’includere nel calcolo della pensione anche il Tfr accumulato presso l’INPS, trasformandolo in una rendita con tassazione agevolata simile ai fondi pensione.
Questa modifica permetterebbe di estendere il beneficio anche ai lavoratori del sistema misto, che in precedenza ne erano esclusi. Tuttavia, per questi ultimi, la pensione verrebbe calcolata interamente con il sistema contributivo, metodo più rigoroso che ha suscitato reazioni critiche.
Critiche e opposizioni alla proposta sul Tfr
L’idea di impiegare il Tfr per finanziare l’uscita anticipata ha incontrato un fronte di opposizione da parte di sindacati e forze politiche. La CGIL ha definito il Tfr come “salario differito” e un diritto acquisito, sottolineando che utilizzarlo per anticipare la pensione significa far pagare il costo ai lavoratori stessi. La CISL ha richiesto un confronto approfondito evitando decisioni affrettate.
Le opposizioni politiche, tra cui il Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, hanno espresso preoccupazioni sulla possibile doppia penalizzazione che i lavoratori subirebbero, perdendo la liquidazione e vedendo calcolata la pensione con il sistema contributivo meno favorevole.
Elementi confermati e misure in valutazione nella riforma pensionistica
Accanto a questa proposta, il dibattito sulle pensioni prevede altri interventi ritenuti quasi certi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato la sospensione dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto per il 2027, mantenendo l’età pensionabile a 67 anni e i requisiti per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Inoltre, è previsto il mantenimento del cosiddetto “bonus Giorgetti”, un incentivo fiscale per i lavoratori che, pur avendo i requisiti per la pensione anticipata, scelgono di proseguire l’attività lavorativa, con un versamento aggiuntivo in busta paga esentasse pari al 9,19% dei contributi INPS a loro carico.
Misure come la proroga di Quota 103 e Opzione Donna appaiono invece meno probabili, dato il limitato successo e le restrizioni vigenti. Tutte le proposte dovranno essere sottoposte alla valutazione della Ragioneria dello Stato per verificarne la sostenibilità finanziaria, considerando che anche la sola sospensione dell’aumento dell’età pensionabile comporta un onere stimato di circa un miliardo di euro.