In un piccolo villaggio del Monferrato, abitava Gelindo, un pastore dal cuore d’oro ma con la testardaggine di una montagna. Si racconta che Gelindo, per obbedire al censimento dell’imperatore, decise di intraprendere un viaggio verso Betlemme, lasciando dietro di sé casa e famiglia. Con la sua zampogna e un agnello legato attorno al collo, si mise in cammino verso la Terra Santa. Il suo viaggio lo condusse attraverso lande deserte e montagne imponenti fino a giungere a Betlemme, dove ebbe un incontro straordinario. Gelindo fu il primo ad accorrere in aiuto di Giuseppe e Maria, offrendo loro ospitalità e supporto per la nascita del bambino Gesù. La leggenda vuole che fosse proprio lui, con la sua unica stella nel cielo, ad arrivare per primo alla mangiatoia, portando con sé la zampogna e l’agnello, in un gesto di generosità e fratellanza.
La sua figura burbera ma dal cuore gentile divenne parte integrante delle tradizioni natalizie, rappresentando il dono e la bontà in una notte che avrebbe cambiato il mondo. La storia di Gelindo si intrecciò con la religione, diventando un simbolo di generosità e umanità, insegnando agli altri la meraviglia delle semplici anime. Nonostante la sua determinazione a partire, Gelindo si ritrovò più volte a rimandare la sua partenza, dimenticando qualcosa o tornando sui suoi passi per fare nuove raccomandazioni alla moglie. Questi continui ritorni indietro lo resero protagonista anche di detti e proverbi locali, come il noto “Gelindo ritorna”, riferito a chiunque tenda a iniziare qualcosa ma finisca per tornare sui propri passi senza concludere nulla. Così, nel Presepe, Gelindo, con il suo agnello e la zampogna, trova un posto speciale vicino alla capanna, simbolo di un uomo dal cuore grande che ha portato un po’ del suo Monferrato nella notte in cui il mondo ha cominciato a cambiare
