Quando si parla di “Manhattan”, il film iconico di Woody Allen, ci si trova di fronte a un capolavoro che va oltre il semplice intrattenimento cinematografico. Quarantacinque anni fa, nel 1979, questo gioiello in bianco e nero ha catturato l’essenza della città che non dorme mai attraverso gli occhi di Allen, regalandoci una panoramica mozzafiato della Grande Mela.
Allen, noto per il suo stile unico e la sua comicità acuta, ha scelto di abbandonare momentaneamente il terreno delle commedie leggere per immergersi in un’opera più profonda e riflessiva. Dopo il trionfo agli Oscar con “Io e Annie”, il regista ha deciso di omaggiare uno dei suoi maestri, Ingmar Bergman, con il dramma “Interiors”. Tuttavia, non è stato il successo sperato, e così Allen è tornato alle sue radici con “Manhattan”.
Il film è un’ode alla città stessa, con le sue strade trafficate, i suoi parchi rigogliosi e i suoi skyline mozzafiato. Allen ha dipinto New York con una maestria senza pari, trasformandola in un personaggio a sé stante. Dai viali di Central Park al ponte di Queensborough, ogni angolo della città è stato catturato con un occhio attento alla bellezza e alla complessità della metropoli.
La scelta del bianco e nero si è rivelata un’ulteriore mossa geniale da parte di Allen, conferendo al film un’atmosfera nostalgica e intima. Accanto alle splendide immagini, la colonna sonora, arricchita dalle composizioni di George Gershwin, ha contribuito a creare un’esperienza cinematografica indimenticabile.
Al centro di tutto c’è il personaggio di Isaac Davis, interpretato magistralmente dallo stesso Allen. Isaac è uno scrittore ebreo alle prese con le sue insicurezze e le sue delusioni amorose, un ritratto vivido di un uomo in cerca di significato nella frenesia della vita urbana. Attraverso le sue vicende, Allen esplora temi universali come l’amore, la solitudine e l’aspirazione all’autenticità.
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Eppure, nonostante la profondità dei temi trattati, “Manhattan” è intriso di quell’umorismo tipico di Allen. Tra battute brillanti e situazioni esilaranti, il film offre anche momenti di pura gioia e leggerezza.
Infine, non si può parlare di “Manhattan” senza menzionare il memorabile primo piano finale di Allen. In quel momento di silenziosa contemplazione, il regista sembra svelare un lato più intimo di sé stesso, offrendoci uno sguardo fugace nella sua anima complessa e inquieta.
“Manhattan” resta uno dei capolavori assoluti di Woody Allen e un punto fermo nella storia del cinema americano. Con la sua bellezza senza tempo e la sua profondità emotiva, continua a incantare e ispirare gli spettatori di ogni generazione, confermandosi come un’opera d’arte senza tempo.