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Dal noir all’orrore: il ritorno di Natalia García Freire con “Hai portato con te il vento”

Dopo il successo di “Questo mondo non ci appartiene”, la scrittrice ecuadoriana Natalia García Freire torna nelle librerie italiane con un nuovo romanzo, “Hai portato con te il vento”, edito da Sur e tradotto da Lara Dalla Vecchia. Questo nuovo lavoro si inserisce nel filone del gotico andino, raccontando le vicende inquietanti degli abitanti di Cocuán, un paesino montano immaginario, e affrontando temi come la paura del diverso, della malattia, dell’ignoto e della morte.
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L’evoluzione dell’autrice

Nata a Cuenca nel 1991, García Freire si è fatta notare nel panorama letterario con il suo esordio “Questo mondo non ci appartiene”, un noir che ha catturato l’attenzione per il suo stile forte e disturbante. Con “Hai portato con te il vento”, la scrittrice spinge oltre i confini del terrore, esplorando il linguaggio degli incubi e del corpo, in un’opera che si avvicina più all’horror. “L’incapacità di superare il mio stesso terrore” è il motore che ha spinto García Freire a scrivere questo romanzo, come lei stessa racconta.

Insieme a Monica Ojeda, autrice del romanzo di culto “Mandibula”, García Freire rappresenta una delle voci più interessanti della nuova leva della letteratura ecuadoregna. Questi autori si distaccano dal realismo magico, tipico del continente sudamericano, abbracciando un gotico che riflette la sovrannaturale potenza della natura e la fragilità umana. La paura, emozione centrale in queste storie, è declinata in varie forme: paura del diverso, della malattia, dell’ignoto e della morte. Come afferma Ojeda, “ci rendono fragili e vulnerabili, determinano le nostre identità”.

Nel romanzo di García Freire, la paura unisce i personaggi a una dimensione sacra e mistica. La frase “La paura, ti dirò, ci unisce a Dio” sintetizza il ruolo che questa emozione gioca nel tessuto narrativo. Cocuán diventa così il palcoscenico di un incubo collettivo, dove i personaggi vivono in uno stato di terrore perenne, riflettendo le ansie e le paure più profonde dell’autrice.

García Freire rivela che il libro è, in parte, un modo per esplorare le sue radici e le storie della sua famiglia, trasformando esperienze personali in una narrazione universale. La sua scrittura è influenzata da autori come László Krasznahorkai e Sara Gallardo, le cui opere raggiungono “la forma della follia, del delirio”.

Il contesto ecuadoregno

L’Ecuador, con la sua bellezza e la sua violenza, fa da sfondo a questa letteratura. È un paese descritto come “letterariamente invisibile” da Javier Vásconez, ma che attraverso voci come quelle di García Freire sta trovando un modo potente di esprimersi. “È un territorio totalmente diverso; ci si può trovare nella giungla verdissima o ai piedi del Chimborazo”, descrive l’autrice, evidenziando la dualità del suo paese.

Natalia García Freire, con “Hai portato con te il vento”, ci offre un viaggio nell’orrore e nel gotico andino, confermando il suo talento e la sua capacità di dare voce alle paure e ai timori più profondi dell’animo umano. Un’opera che, come il suo precedente romanzo, non mancherà di affascinare e disturbare i lettori, consolidando la sua posizione tra le autrici più promettenti della letteratura latinoamericana contemporanea.

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