Il 18 febbraio 2025, la casa editrice Utet pubblicherà in Italia E ho smesso di chiamarti papà, il libro di Caroline Darian, che ha già suscitato clamore in Francia e sta per essere tradotto in tutta Europa. L’opera, definita dall’autrice una “cronaca di orrore e sopravvivenza”, racconta la terribile storia di Gisele Pelicot, vittima per oltre dieci anni di abusi sessuali e droghe somministrate dal marito Dominique, un orrore che coinvolge e sconvolge tutta la famiglia.
La scoperta di un incubo
Il libro prende avvio in novembre 2020, durante la pandemia, quando una serie di eventi porta a far emergere un inferno nascosto: Dominique drogava la moglie con cocktail di farmaci per poi abusarne, registrando tutto con video e foto. Non solo: l’uomo apriva la loro casa a oltre cinquanta sconosciuti, adescati online, per compiere ulteriori violenze sul corpo inerme di Gisele. La verità è emersa solo in seguito a un fermo di polizia, gettando una luce atroce su anni di crimini.
Caroline, figlia della coppia, si interroga nel libro: “Come abbiamo fatto a non capire, in tutti questi anni?”. Il diario ripercorre gli interrogativi, le prove, e soprattutto l’impatto devastante che questo trauma ha avuto su di lei e i suoi fratelli. Tra le scoperte più sconvolgenti, emergono fotografie che insinuano un dubbio ancora più atroce: Dominique potrebbe aver drogato e abusato anche di Caroline.
Una doppia eredità da affrontare
Caroline, senior manager in una grande azienda francese, ricostruisce pezzo per pezzo una realtà familiare che si sgretola. “Sono la figlia della vittima, ma anche la figlia del carnefice”, scrive. Tuttavia, il libro non è solo un resoconto di dolore: è anche una testimonianza di resilienza. Nonostante le divisioni iniziali, madre e figlia ritrovano la forza di affrontare insieme il passato, condividendo la convinzione che la vergogna non appartenga a loro, ma a chi perpetra violenza.
Dal processo al libro
Il caso ha portato a un processo a porte aperte, iniziato a settembre 2024 ad Avignone, nel quale Caroline è sia testimone che parte civile. Parallelamente, ha fondato l’associazione M’endors Pas (Fermiamo la sottomissione chimica), per sensibilizzare su un fenomeno più diffuso di quanto si creda.
E ho smesso di chiamarti papà non è solo un libro di denuncia, ma un potente strumento per far luce su un tipo di violenza domestica spesso invisibile. Un messaggio di speranza e giustizia che, dal dolore più profondo, vuole spingere le vittime a rompere il silenzio.