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Era d’agosto e un povero uccelletto, ferito dalla fionda d’un maschietto, andò, per riposare l’ala offesa, sulla finestra aperta d’una chiesa…

L’opera di Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, rappresenta un tesoro della letteratura romanesca e italiana del Novecento. Trilussa, nato a Roma nel 1871 e vissuto fino al 1950, era un poeta, giornalista e scrittore che, con la sua penna arguta e il suo spirito scanzonato, ritrasse la vita quotidiana nella capitale italiana attraverso versi umoristici e satirici scritti in lingua romanesca. La sua produzione letteraria spazia tra poesie, racconti e satire che catturano l’essenza della società romana dell’epoca. La sua abilità nel trasformare situazioni comuni in opere brillanti e intrise di umorismo gli ha garantito un posto di rilievo nella cultura popolare. In questo contesto, la vicenda narrata rivela la maestria di Trilussa nel tratteggiare con leggerezza e ironia situazioni quotidiane, facendo emergere il suo stile caratteristico e il suo profondo legame con la vita romana.

L’uccelletto in Chiesa
Era d’agosto e un povero uccelletto,
ferito dalla fionda d’un maschietto,
andò, per riposare l’ala offesa,
sulla finestra aperta d’una chiesa.

Dalle tendine del confessionale
il parroco intravide l’animale
ma, pressato dal ministero urgente,
rimase intento a confessar la gente.
Mentre in ginocchio alcuni, altri a sedere

dicevano i fedeli le preghiere,
una donna, notato l’uccelletto,
lo prese al caldo e se lo mise al petto.
D’un tratto un cinguettio ruppe il silenzio e il prete a quel rumore
il ruolo abbandonò di confessore
e scuro in viso peggio della pece
s’arrampicò sul pulpito e poi fece:

“Fratelli, chi ha l’uccello, per favore,
esca fuori dal tempio del Signore.”
I maschi, un po’ stupiti a tal parole,
lenti s’accinsero ad alzar le suole.
Ma il prete a quell’errore madornale

“Fermi!” gridò, “mi sono espresso male.
Rientrate tutti e statemi a sentire:
solo chi ha preso l’uccello deve uscire.”

A testa bassa, la corona in mano,
cento donne s’alzarono pian piano.
Ma mentre se n’andavano ecco allora
che il parroco strillò: “Sbagliate ancora!
Rientrate tutte quante, figlie amate,
ch’io non volevo dir quel che pensate.”
“Ecco, quello che ho detto torno a dire:
solo chi ha preso l’uccello deve uscire,
ma mi rivolgo, non ci sia sorpresa,

soltanto a chi l’uccello ha preso in chiesa.”
Finì la frase e nello stesso istante
le monache s’alzaron tutte quante,
e con il volto pieno di rossore

Una donna fa una visita a sorpresa a suo figlio fresco di nozze. Apre la porta senza bussare e…

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