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Fuggitivi, storie di nazisti “reinventati” dopo la caduta del Terzo Reich

La celebre massima del Tancredi-Alain Delon nel Gattopardo di Visconti, “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi“, incarna una lezione amara di adattamento e sopravvivenza. Questo aforisma è spesso applicato ai grandi rivolgimenti storici, rivelando come determinati personaggi riescano a prosperare anche di fronte ai crolli più spettacolari e alle rivoluzioni più violente, sfidando ogni tentativo di cambiamento o condanna pubblica.
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Questa capacità di adattamento e trasformazione è il fulcro di “Fuggitivi“, il nuovo libro di Danny Orbach, recentemente tradotto in Italia da Enrico Griseri per Bollati Boringhieri. Orbach, membro dell’intelligence israeliana e docente alla Hebrew University di Gerusalemme, esplora le vite dei nazisti che, al crollo del Terzo Reich nel maggio 1945, dovettero reinventarsi per sopravvivere.

Allo scoccare della Stunde Null, l’ora zero della resa incondizionata del Terzo Reich, milioni di tedeschi, abituati a servire la macchina genocida di Hitler, si trovarono improvvisamente costretti a evitare le accuse dei tribunali alleati, le trappole dei cacciatori di criminali di guerra e la vergogna pubblica per la loro partecipazione al più grande crimine collettivo della storia dell’umanità. Paradossalmente, molti di loro riuscirono a riciclarsi all’interno del nuovo ordine emergente, vendendo al miglior offerente le loro esperienze di spie, sabotatori, torturatori e assassini. La Germania del dopoguerra, una vasta distesa di macerie, divenne un mercato in cui tutto, compresa la lealtà, era in vendita.

Orbach illumina i molti aspetti controversi di questo riciclaggio delle figure naziste: dall’arruolamento di ex nazisti nei servizi segreti occidentali per combattere il comunismo, all’utilizzo di criminali di guerra da parte dei servizi segreti dell’Est, fino alla sorprendente collaborazione tra nazisti impenitenti e i nascenti servizi segreti israeliani. Questo mercato dell’intelligence, spesso imbarazzante per le strutture della rinata Repubblica di Bonn, vedeva figure come Reinhard Gehlen, un ex criminale di guerra nazista che riuscì a trasformare la propria agenzia privata di torturatori e spie nel nucleo fondativo del BND, i servizi segreti della Germania occidentale.

Orbach divide i “nazisti riciclati” in quattro tipologie: quelli che estrassero l’anticomunismo dalle macerie dell’ideologia nazista, vendendosi al campo occidentale; quelli che si aggrapparono all’antioccidentalismo hitleriano, cercando rifugio nel KGB o trafficando armi per i movimenti di resistenza anticoloniali; quelli che rimasero ferocemente antisemiti, collaborando con i regimi arabi contro Israele; e infine i disillusi, che vendettero le loro competenze a chiunque avesse l’interesse e il denaro per comprarle, spesso passando da un fronte all’altro.

Fuggitivi” non solo traccia le parabole di vita di migliaia di “orfani” della macchina di morte hitleriana, ma offre anche una lettura della difficoltà, e spesso del fallimento, della società europea post-bellica nel fare i conti con le brutalità del totalitarismo. La sopravvivenza di questi “gattopardi” storici, capaci di prosperare nonostante le terribili colpe commesse, rappresenta un monito per il futuro, riflettendo sull’attuale drammatica proliferazione di conflitti e sulle compromissioni inevitabili che ogni dopoguerra sembra richiedere.

L’AUTORE

Francesco Filippi, nato nel 1981, è autore, storico della mentalità e formatore per l’Associazione di Promozione Sociale Deina. Ha partecipato alla programmazione e realizzazione di viaggi di memoria e percorsi formativi in tutta Europa. Per Bollati Boringhieri ha pubblicato saggi come “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” (2019), “Ma perché siamo ancora fascisti? Un conto rimasto aperto” (2020), “Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesie” (2021) e “Guida semiseria per aspiranti storici social” (2022). Il suo nuovo libro, “Cinquecento anni di rabbia“, un saggio che riflette sul rapporto tra rivolte e mezzi di comunicazione negli ultimi 500 anni di storia, uscirà a settembre per Bollati Boringhieri.

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