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“Il tagliapietre” di Cormac McCarthy, un dramma da scoprire

Approdato per la prima volta in Italia a fine gennaio, “Il tagliapietre” è un’opera teatrale in cinque atti di Cormac McCarthy, scritta negli anni Ottanta, ma pubblicata solo ora. Questa nuova aggiunta al repertorio dell’autore, conosciuto per romanzi come Il passeggero e La strada, si presenta come un dramma dalle forti radici narrative, che conferma ancora una volta il talento straordinario di McCarthy.

La trama di “Il tagliapietre”

Ambientato in Kentucky, il dramma ruota attorno alla figura di Ben Telfair, un giovane tagliapietre che si trova a confrontarsi con la fine di una tradizione familiare di lavorazione della pietra. Inizialmente insegnata dal nonno Papaw, questa arte diventa il cuore pulsante della sua esistenza, purtroppo destinata a svanire. Il nonno gli aveva insegnato che costruire un muro equivale a costruire il mondo stesso: «Una casa, un tempio». Ora, mentre la tradizione si estingue, Ben si ritrova a dover prendere una decisione fondamentale: resistere come il muro, come il tempio, e mantenere viva la memoria di una professione che sta per morire.

Quest’opera, l’ultima ancora inedita dell’autore, rappresenta un tassello fondamentale nel mosaico della sua produzione letteraria. Pubblicato quasi quarant’anni dopo la sua stesura, il dramma non ha mai avuto una rappresentazione scenica completa e non ha goduto della stessa notorietà dei più famosi romanzi di McCarthy, come Meridiano di sangue o La trilogia della frontiera.

Ben Telfair: un protagonista ricco di riflessioni

Ben Telfair, il protagonista e al contempo la voce narrante dell’opera, è un giovane afroamericano che, abbandonando gli studi in psicologia, decide di seguire le orme del nonno e dedicarsi al mestiere di scalpellino. La relazione con il nonno, un uomo ultracentenario che ha vissuto intensamente la sua professione, è il cuore della narrazione. Papaw rappresenta l’eredità culturale e il valore di un lavoro manuale che trascende la semplice creazione di un muro, ma diventa simbolo di resistenza e sopravvivenza.

Un’opera lontana dalla “frontiera”

Con Il tagliapietre, McCarthy si distacca dal tema della frontiera, che aveva caratterizzato gran parte della sua produzione precedente. Mentre i suoi romanzi più noti esplorano i territori liminali e i confini del mondo, questa volta l’autore ci immerge nel Midwest americano. Il dramma esplora le difficoltà quotidiane di un uomo che cerca di mantenere la sua identità culturale e professionale, lontano dalle terre selvagge e senza speranza che avevano dominato le sue opere precedenti. Nonostante il cambiamento di ambientazione, l’opera conserva la stessa profondità psicologica e riflessiva che contraddistingue la scrittura di McCarthy.

Un dramma che si legge come un romanzo

Seppur nato come opera teatrale, Il tagliapietre si presta perfettamente alla lettura. I lunghi dialoghi e la forza narrativa dei suoi momenti chiave fanno sì che l’opera sembri quasi un romanzo. La trama, densa di emozioni e riflessioni, mantiene vivo l’interesse del lettore, anche senza il supporto di una rappresentazione scenica.

Cormac McCarthy: un genio della letteratura contemporanea

Cormac McCarthy, nato a Providence nel 1933, è stato uno degli scrittori più influenti del panorama letterario statunitense. La sua carriera è stata segnata da una continua ricerca e dall’esplorazione dei confini dell’esistenza umana. Dopo un’esperienza nell’esercito e diversi viaggi, McCarthy si dedicò alla scrittura, pubblicando il suo primo romanzo nel 1965. La sua produzione comprende capolavori come Meridiano di sangue, La strada e Il passeggero. McCarthy è venuto a mancare il 13 giugno 2023, lasciando un’eredità indimenticabile.

Il tagliapietre è un’ulteriore conferma del genio dell’autore, capace di narrare la vita, la memoria e la lotta per la sopravvivenza con una scrittura che, pur evolvendosi, non perde mai la sua forza poetica.

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