Stanley Kubrick, l’artista visionario dietro capolavori cinematografici come “2001: Odissea nello spazio” e “Spartacus”, era noto non solo per la sua genialità artistica, ma anche per la sua implacabile ricerca della perfezione e la sua sensibilità alle critiche. Questo lato oscuro della sua personalità è stato recentemente messo in luce da un evento insolito che si è verificato a 25 anni dalla sua morte: la pubblicazione di un libro che Kubrick aveva strenuamente cercato di bloccare.
“The Magic Eye: The Cinema of Stanley Kubrick” di Neil Hornick, originariamente commissionato più di mezzo secolo fa, sarà finalmente pubblicato il 30 aprile dall’editore americano Sticking Place Books. Questo libro, che Kubrick ha tentato disperatamente di impedire, offre uno sguardo approfondito e critico sulla sua carriera e sulle opere che l’hanno reso un’icona del cinema mondiale.
L’odissea di questo libro proibito ha radici profonde nel passato. Nel 1970, Kubrick minacciò azioni legali per fermare la pubblicazione del libro, che osava discutere apertamente i difetti dei suoi film. Il regista si oppose vigorosamente alla sua pubblicazione, avvertendo l’autore e l’editore che avrebbe lottato “con le unghie e con i denti”, utilizzando ogni mezzo legale a sua disposizione per impedire che il libro vedesse la luce del giorno. E, per un lungo periodo, sembrò che Kubrick avesse ottenuto la sua vittoria, con il libro rimasto bloccato per oltre mezzo secolo.
Ma ora, dopo una lunga attesa, il libro che Kubrick non voleva che nessuno leggesse verrà finalmente pubblicato, portando alla luce una parte oscura della sua storia. Neil Hornick, l’autore del libro, oggi 84enne londinese, ha raccontato che le minacce legali di Kubrick furono uno shock per lui. Inizialmente, Kubrick era stato collaborativo, condividendo visioni di copie dei suoi film altrimenti inaccessibili. Tuttavia, dopo aver visto una bozza del libro, il regista cambiò improvvisamente idea e ne bloccò la pubblicazione.
Il cuore del conflitto risiedeva nel contenuto critico del libro. Kubrick si lamentò del fatto che il libro presentava “un riassunto delle cose buone di ogni film seguito da un riassunto delle cose cattive”, sostenendo che le critiche superavano sempre gli elogi. Il regista, noto per il suo perfezionismo e la sua autorevolezza nel controllo delle sue opere, aveva precedentemente stipulato un accordo con l’editore che gli garantiva il diritto di approvare il contenuto del libro.
Tuttavia, Kubrick rifiutò l’intero manoscritto, stimando che un terzo delle 70.000 parole fosse costituito da critiche “inaccettabili”. Sebbene non abbia mai specificato esattamente cosa lo avesse offeso, il capitolo su “Lolita”, il controverso adattamento del romanzo di Nabokov, sembrava essere un punto critico. Hornick esprimeva una critica diretta, definendo il film un “tradimento” del materiale originale e accusandolo di “sprecare, impoverire e convenzionalizzare” la complessità del romanzo.
Nonostante l’offerta di Hornick di rivedere il materiale, pur garantendo l’integrità critica del libro, Kubrick non rispose mai. Invece, collaborò con il critico cinematografico Alexander Walker per un altro libro, “Stanley Kubrick Directs”, pubblicato nel 1972.ù
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Ora, a distanza di decenni, il libro proibito vede finalmente la luce. “The Magic Eye” offre un’analisi approfondita delle opere di Kubrick, scrutando sia i loro trionfi che le loro imperfezioni. È un tributo alla perseveranza di Hornick e alla sua determinazione nel portare avanti una narrazione critica, nonostante la resistenza di una delle menti più brillanti del cinema.
Questo episodio getta una luce nuova sulla figura di Kubrick, mostrando un lato della sua personalità che spesso viene oscurato dalla sua genialità artistica. È un promemoria che anche i giganti creativi hanno le loro fragilità e che il loro lavoro, per quanto acclamato, non è immune alla critica. Con la pubblicazione di “The Magic Eye”, il regista leggendario affronta una volta per tutte la sua critica più sfida critica, permettendo al mondo di esplorare appieno la complessità e la profondità del suo straordinario contributo al cinema.