Leggere è uno dei più piacevoli vizi solitari, in grado di farci ricordare, immaginare, commuovere con un’intensità che prescinde da dove lo si fa (a letto o su un treno) e quando; Italo Calvino sosteneva che quando leggi, «il tempo sei tu che lo decidi». I grandi autori, da Dante a Flaubert, da Tolstoj a Proust, da Kafka a Joyce, attraverso i loro privilegiati punti di vista, potenziano la nostra percezione e il nostro sguardo, e così ci insegnano a guardare il mondo con occhi nuovi.
Ha scritto Marina Valensise di Scrivere per dire sì al mondo di Leonardo Colombati: “È la confezione di un vademecum prezioso sia per chi i libri si diverte a leggerli, sia perché aspira a confezionarli. E infatti leggere questo libro di Colombati che parla dei libri dei grandi scrittori, è come camminare sulle sue tracce per scivolare dentro i capolavori e studiarne il miracolo di fabbricazione, la tessitura segreta che sfida il tempo e l’insignificanza della vita. Significa penetrare le leggi della narrativa e catturarne il mistero”.
E così Leonardo Colombati, scrittore, critico letterario e docente di scrittura creativa, ci prende per mano e ci conduce in un percorso di rilettura e analisi delle opere di genio, indagando – dal «principio» «alla fine» – le componenti essenziali della creazione letteraria: la definizione dell’io, in apparenza quello dei personaggi, in realtà quello del romanziere e, sorprendentemente, anche del lettore; l’utilizzo multiforme della parola che va a comporre la voce del narratore (o, per meglio dire, «l’illusione di una voce»); la creazione dei personaggi, alcuni dei quali sono diventati veri «caratteri», come Don Chisciotte, Falstaff, Anna Karenina o Lolita, e che alla fine sono riconducibili a due grandi categorie, gli Ulisse («con la sua barba e la cicatrice») e gli Amleto («con la sua calzamaglia e il teschio»); la gestione del tempo, così compresso nei libri rispetto a quello che sperimentiamo nella nostra vita e, diversamente da quanto succede nel mondo reale, capace di procedere in avanti e all’indietro a piacimento dell’autore; e poi l’amore, unico vero tema poetico. E come non soffermarsi sul ruolo della memoria, dalle madeleines proustiane al racconto di Ulisse alla corte dei Feaci, e sul potere curativo della lettura?
Perché – come dice lo stesso Colombati “l’immaginazione non è inventare l’inesistente, è una capacità accresciuta di guardare la realtà: Avere fantasia, ammoniva Thomas Mann, non significa immaginarsi qualcosa, significa dare importanza alle cose”.