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Max Porter e la sua “Shy”: un viaggio nella mente adolescenziale tra poesia e ribellione

Max Porter non smette di stupire con i suoi esperimenti letterari, che si collocano a metà tra prosa e poesia, restituendo ai lettori un intreccio unico di suoni, emozioni e voci interiori. Con il suo nuovo romanzo, “Shy” (Sellerio, traduzione di Federica Aceto), Porter ci conduce nell’Inghilterra rurale degli anni ’90 per esplorare la mente di un adolescente in crisi, affrontando temi come colpa, rabbia, immaginazione e salute mentale.

La trama: un frammento di vita, un’ode alla redenzione

“Shy” racconta poche ore della vita di un ragazzo problematico, ospite di un centro di riabilitazione per adolescenti chiamato “Ultima Chance”. In questo istituto isolato, giovani con un passato difficile condividono le loro storie, alternando sfoghi rabbiosi a momenti di vulnerabilità. Shy, sedicenne ribelle e turbolento, sembra essere al centro di tutto: una vita segnata da atti di vandalismo, violenza e alienazione sociale.

Il ragazzo porta con sé uno zaino pieno di pietre, simbolo della sua rabbia repressa, ma anche della sua connessione con la natura, unico rifugio dalla solitudine e dall’incomprensione degli altri.

Un adolescente tra musica e tormenti

Porter dipinge Shy come un adolescente tipico degli anni ’90, con una passione per la jungle music e un walkman sempre al seguito. Ma è soprattutto il suo lato oscuro a emergere: violenza, senso di inadeguatezza e disprezzo per sé stesso. La narrazione si snoda tra le sue angosce, i suoi sbalzi d’umore e i pensieri ossessivi, che lo tengono in bilico tra il desiderio di redenzione e quello di distruzione.

Un linguaggio tra sogno e realtà

Porter adotta uno stile che mescola prosa e poesia, conducendo il lettore in un viaggio onirico e frammentato nella psiche di Shy. Le voci che popolano la sua mente, dai genitori ai compagni di scuola, dagli psicologi ai professori, creano un coro che riflette il caos interiore dell’adolescenza. Momenti di alta poesia si alternano a immagini crude, in un contrasto che ricorda il realismo magico di autori come Salinger.

Come il giovane Holden si interrogava sulle anatre a Central Park, Shy trova rifugio in una coppia di tassi morti, ai quali confida le sue angosce sotto un cielo stellato.

Un libro che lascia il segno

Con “Shy”, Max Porter conferma il suo talento straordinario nel giocare con il linguaggio, creando un’opera che è al tempo stesso narrativa e poesia. Il libro non è solo la storia di un adolescente in difficoltà, ma anche una riflessione universale su colpa, redenzione e speranza, offrendo una prospettiva intima e originale sulla lotta per trovare il proprio posto nel mondo.

E mentre si parla già di un adattamento cinematografico su Netflix, Porter si consacra come uno degli autori più innovativi della letteratura contemporanea.

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