Una decina di anni fa mio fratello e sua moglie mi invitarono a casa loro per un mese. Vivevano a 300 chilometri di distanza e il motivo dell’invito era che avrei dovuto prendermi cura del loro figlio mentre loro erano al lavoro. Nonostante avessi riservato quel periodo per le mie vacanze, accettai dopo insistenze da parte loro. Durante quel mese, oltre ad essere babysitter, mi occupavo delle faccende domestiche, della spesa, della preparazione dei pasti e del lavaggio dei piatti (cosa che sembrava rendere particolarmente felice la moglie di mio fratello, evitandole il compito).
In pratica, mi ritrovai a svolgere il ruolo di tuttofare nella loro casa. Quando giunse il momento di tornare a casa, la mia cognata mi presentò un elenco di spese che, a suo dire, le dovevo. Si trattava principalmente di bollette e ricevute della spesa, di cui ero solito occuparmi a mie spese, anche se per la loro casa. Quel giorno mi sentii estremamente a disagio. La cosa interessante fu che un anno dopo, mi invitarono di nuovo, ma questa volta declinai cortesemente. In seguito scoprii che mio fratello non era a conoscenza del comportamento di sua moglie nei miei confronti e rimase profondamente scioccato quando lo venne a sapere. Nonostante tutto ciò, dopo un po’ di tempo, la mia cognata mi chiamò e disse: “Sai, mia figlia sta per compiere gli anni e vorrei che tu le regalassi un cucciolo”. Si riferiva alla figlia avuta dal suo ex marito, non da mio fratello, una bambina che conoscevo appena. L’acquisto di quel cucciolo avrebbe significato per me spendere praticamente un intero stipendio mensile, quindi ho gentilmente declinato dicendo “no grazie”. Max Asmolov via Facebook