In tempi antichi, quando il mese di gennaio contava solo 29 giorni, un pastore si trovò a godere di un clima mite e di un pascolo rigoglioso per tutto il mese. Felice per la fortuna che la natura gli aveva riservato, il pastore, con un sorriso, si vantò dicendo: “Meno male che l’anno è iniziato bene e Gennaio è ormai alla fine”. Gennaio, astuto e capriccioso, offeso dalle parole del pastore, decise di fargliela pagare. Si rivolse a febbraio, che aveva 30 giorni, e gli chiese in prestito due giorni. Febbraio, acconsentendo alla richiesta di gennaio, consegnò i due giorni prestati.
Gennaio, ora con 31 giorni, utilizzò questa estensione per scatenare un freddo gelido e tempestose bufere di neve nel tentativo di mettere alla prova la resistenza del pastore e del suo gregge. La leggenda narra che solo una pecora riuscì a sopravvivere, rifugiandosi sotto “unu labiolu”, una pentola in rame utilizzata per fare il formaggio. I due giorni presi in prestito da febbraio non furono mai restituiti, e da quel momento in Sardegna divennero noti come “sas dies imprestadas”, i giorni prestati. Febbraio rimase con 28 giorni, mentre gennaio si vantò ora di 31 giorni, ricordando a tutti che il capriccio del tempo può colpire quando meno ci si aspetta.