
Bersani nella bufera per il gesto durante il referendum: polemiche e accuse – Sabato 7 giugno, la manifestazione promossa dal centrosinistra per sostenere Gaza e il riconoscimento dello Stato palestinese avrebbe dovuto essere di natura esclusivamente umanitaria. Tuttavia, a causa della vicinanza con i referendum dell’8-9 giugno, l’evento si è trasformato rapidamente in una piattaforma politica, nonostante il divieto di propaganda imposto dalla legge.

La normativa elettorale
Secondo l’articolo 9-bis della legge 10/1985, è vietata qualsiasi forma di comunicazione o propaganda elettorale nei luoghi pubblici nelle 24 ore precedenti l’apertura delle urne. Nonostante ciò, Pier Luigi Bersani ha utilizzato l’occasione per esprimere posizioni non neutrali sui quesiti referendari.


Le dichiarazioni sui social
Sui suoi profili social, l’ex ministro ha elogiato la “marea umana del centrosinistra” presente in piazza San Giovanni, affermando che «non si tratta di antisemitismo, ma di fermare il massacro». Tuttavia, una frase ha sollevato polemiche: «È la stessa gente che dice Sì alla dignità del salario, Sì alla cittadinanza per chi studia, lavora e paga le tasse qui. È tutta gente che domani andrà a votare». Ulteriore controversia è stata causata dal cappellino rosso con la scritta “SÌ” indossato da Bersani durante un’intervista al programma Rai Agorà. Le immagini condivise sui social mostrano il politico sorridente, circondato da attivisti e telecamere, in quella che è stata percepita dai critici come una pubblicità elettorale mascherata da corteo pacifista.
Reazioni del centrodestra
Immediata la risposta di Fratelli d’Italia. Nicola Procaccini, europarlamentare del partito, ha definito il gesto «una vergogna morale e legale», criticando l’uso del conflitto in Medio Oriente per fini di parte. «Se fosse stato il centrodestra a commettere la stessa infrazione, la sinistra avrebbe sollevato un putiferio», ha aggiunto Procaccini. Il cosiddetto “giorno di riflessione” non è una formalità: serve a garantire agli elettori 24 ore di tregua dai messaggi di parte, per riflettere serenamente sul proprio voto. Ogni evento o manifestazione con riferimenti diretti o indiretti alle urne è vietato, soprattutto se avviene in luoghi pubblici molto frequentati come Piazza San Giovanni.

La risposta di Bersani
La leggerezza di Bersani sorprende non solo per il suo lungo percorso politico, ma anche per la consapevolezza che ci si aspetterebbe da un veterano delle istituzioni. La scelta di ignorare le regole è vista da molti come un errore che mina la sua credibilità. Il caso riaccende il dibattito su come e quanto le manifestazioni “tematiche” vengano sfruttate per altre battaglie: da Gaza ai referendum, fino alla campagna europea. Se l’obiettivo era esprimere solidarietà al popolo palestinese, il cappellino “SÌ” ha finito per spostare l’attenzione su tutt’altro. Bersani ha dichiarato all’«Ansa»: «C’era il sole, mi hanno passato un cappellino e l’ho preso. Se Procaccini mi avesse dato un Borsalino, avrei messo quello».