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“Romanzo senza umani”: un viaggio nel gelo dell’anima di Paolo Di Paolo

Inizia avvolto nel mistero Romanzo senza umani, l’ultima opera di Paolo Di Paolo, finalista del Premio Strega 2024. L’immagine iniziale, quella di una catasta di uccelli precipitati sul ghiaccio, non suscita stupore in assenza di occhi umani, aprendo le porte a un mondo freddo e desolato che sembra uscito da una distopia.

La trama

La trama prende avvio evocando una scena distopica, simile a quella di Torrington Square trasformata in barriera corallina come suggerito da Virginia Woolf nell’esergo del libro. Tuttavia, la distopia che Di Paolo esplora si radica nel passato: il congelamento del Lago di Costanza, un evento straordinario che durò sei mesi tra il 1572 e il 1573. Questo evento storico diventa il simbolo attorno al quale ruotano due narrazioni apparentemente contrastanti.

Il romanzo si sviluppa su due piani temporali e stilistici: uno che descrive un paesaggio senza umani con una prosa lirica e antica, e l’altro che segue le vicende di Mauro Barbi, uno storico il cui rapporto tormentato con il lago di Costanza riflette le sue angosce esistenziali. Mauro ha dedicato anni allo studio del lago, trascurando però le persone a lui vicine, che ora gli rinfacciano freddezza e distacco. La sua vita è segnata da relazioni fallite e ricordi distorti, un peso che cerca di alleviare rispondendo a e-mail di quindici anni fa e ristabilendo contatti con persone che ha deluso: “Scusa, come va, grazie, volevo solo sentirti, com’è che ci siamo persi?”

Le parole di Natalia Ginzburg nelle Piccole Virtù risuonano come un monito per Mauro: “Al centro della nostra vita sta il problema dei nostri rapporti umani”. Mauro si trova intrappolato in un circolo vizioso di rimorsi e recriminazioni, tormentato dalla percezione che gli altri hanno di lui e dall’oblio a cui sembra condannato.

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Parallelamente, il paesaggio senza umani si svela in tutta la sua maestosità: il vento squarcia le nubi, illuminando il lago ghiacciato con una luce azzurra, mentre i cumuli di neve brillano come colline di sale. Le montagne dalle pareti scabre si stagliano maestose, creando un paesaggio in continuo mutamento, scolpito dal gelo.

Di Paolo ci conduce attraverso una narrazione meticolosa e intrisa di riferimenti letterari, alternando una prosa elegante a dialoghi vivaci e colloquiali. Le citazioni di autori come Thomas Mann e Marcel Proust arricchiscono il testo, trasformando la lettura in un gioco intertestuale. La figura di Hans Castorp della Montagna incantata accompagna Mauro nel suo viaggio esistenziale, culminando in una visita al lago di Costanza.

Mauro riflette sulla sua carriera di storico, un “archeologo che ha sbagliato indirizzo,” cercando nel presente risposte sul passato. Il lago, che è lo stesso eppure diverso rispetto a secoli fa, diventa una metafora della sua vita: “Se mi incontrassi vorrei dirmi solo: Stai più attento, Mauro, stai più attento! È l’unica cosa che conta.”

Romanzo senza umani è una profonda meditazione sul tempo, la memoria e i rapporti umani. Di Paolo ci invita a riflettere su come il clima, tanto emotivo quanto culturale, condizioni le nostre vite: “Perché si è raffreddato tutto?” è la domanda finale che ci lascia, spingendoci a considerare l’importanza di mantenere vivo il calore dei legami umani anche nelle gelide tempeste della vita.

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