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Silvia Napolitano debutta nel romanzo con Quel confine sottile

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Il passaggio dalla scrittura per il cinema alla narrativa non è mai semplice, ma per la sceneggiatrice Silvia Napolitano è stato l’inizio di una nuova avventura. In un’intervista su ilLibraio.it, l’autrice racconta come il suo primo romanzo, Quel confine sottile, segni anche l’inizio della serie Black Note di Bollati Boringhieri, una nuova proposta nel panorama del noir italiano e internazionale.

Il passaggio dalla sceneggiatura al romanzo

Dopo anni di scrittura “al servizio di”, Napolitano ha sentito il bisogno di mettersi finalmente al servizio di se stessa, esplorando temi e personaggi che sentiva suoi, lontano dal contesto del cinema e della televisione. La sceneggiatura, come racconta, è un mestiere che richiede grande capacità artigianale e collettiva, dove la responsabilità del risultato finale è condivisa con altri professionisti, come registi e attori. La scrittura di un romanzo, invece, implica una maggiore autonomia e paternità del lavoro, dove lo scrittore è completamente responsabile del prodotto finale.

Napolitano riflette su come la libertà della scrittura narrativa abbia rappresentato una rivelazione per lei. In Quel confine sottile, infatti, ha scritto a flusso, senza una scaletta prestabilita, lasciando che i personaggi prendessero vita sulla pagina, guidandola nei loro segreti e traumi. Un’esplorazione senza filtri, dove l’autrice si è limitata a seguire le vicende dei protagonisti, senza interferire con le loro scelte.

La trama di Quel confine sottile

Il romanzo è un giallo che ruota attorno a un caso di omicidio. Fabrizio Mieli, psicoanalista, è il protagonista che entra in contatto con Zac, un ragazzo schizofrenico di 14 anni, che gli racconta di aver trovato un corpo senza testa nel fiume. Il cadavere appartiene a Juliette, una ragazza francese di 13 anni, scomparsa da un campeggio fuori Roma. Bruno Ligabue, un commissario tormentato dal suo passato, inizia le indagini e si scontra con la PM Agostina Picariello, che ha una visione completamente opposta del caso. Le due piste, quella del commissario e quella della PM, si intrecciano, mentre i protagonisti affrontano le proprie verità più intime e oscure.

Il debutto di Silvia Napolitano nella narrativa

Con Quel confine sottile, Silvia Napolitano dimostra non solo il suo talento come sceneggiatrice, ma anche la sua capacità di creare personaggi complessi e storie avvincenti. Un romanzo che, pur essendo un giallo, si muove tra le pieghe più profonde dell’animo umano, esplorando non solo il mistero dietro un omicidio, ma anche le dinamiche interpersonali che lo accompagnano.

Napolitano, che ha lavorato per il cinema e la televisione, firmando sceneggiature per progetti come I bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre, racconta di come la scrittura per il romanzo le abbia permesso di immergersi in un mondo dove la narrazione è interamente nelle sue mani, senza dover fare i conti con compromessi esterni. La libertà creativa è, quindi, il grande dono che la scrittura di Quel confine sottile le ha regalato.

Un percorso che si arricchisce con la narrativa noir

Il romanzo segna anche l’ingresso di Napolitano nel genere noir, un territorio che esplora le profondità della psicologia umana, intrecciando misteri e verità scomode. Il debutto di Napolitano nella narrativa è un incontro tra il suo passato da sceneggiatrice e una nuova visione, più personale e intima, della scrittura.

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